Piangere è una buona cura.
Lo sanno i folli, i vecchi, i bambini. Le donne incinte che ballano negli ormoni in tempesta. Lo sa il neonato che la natura l’ha fatto così. Perché se sorride per chiamare sua madre e quella sta guardando fuori dalla finestra: se arriva il marito, se arriva l’amica, la sera. Se spiove. Chi si accorge di lui?
Piangere è una cosa seria.
Anche se sembra un’idiozia, un capriccio. O una reazione chimica, molecole d’acqua e sale.
Piangere è rugiada. Senza stagioni.
Lo sa chi ti ha visto quella volta. Chi ha capito. Lo so io. Lo sa mio figlio. Che sbrodola nelle sue paure, trabocca, ha un vaso piccolo piccolo, ci metti dentro due dita di vita, e sono già troppe. “Ma se ti ho messo i fiori?” gli dici. T’incazzi. Sulle prime. Due girasoli di cose belle, ridevano come giostre, gioie facili, grandi, sicure. Secondo me. E invece tracima lo stesso.
Piangeva il primo giorno. Piangeva in mezzo. Piange adesso.
Sedute sulla panchina, io, le due donne di casa. Puntuali e seminude, davanti al grande campo di cemento, sotto un albero, sotto al canestro aspettiamo. L’ultimo giorno dell’oratorio estivo.
Lo vedo subito, la polo grigia come un ometto, le sue gambe da stambecco. Gocciola su due disegni che tiene in mano.
Allora sfoglio veloce le mie carte. Le reazioni possibili interrogano nel pensiero possibili cause.
Anche sta volta è andata male. Anche sta volta un fastidio, di nuovo un limite, il prurito di una vergogna, il pizzicore di una paura.
Alla terza riga di sale sulla maglietta produce le sue parole: “Piango perché è finito.”
Lo prendo, in un abbraccio che è lode muta.
Fiori grandi, nel piccolo vaso. Piangere è una cosa bella.
Commenti 7
Piango, mi curo. Buona estate!
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Speriamo in lacrime buone… Hanno sempre un loro valore. Bacio!
Piangere fa bene, lo penso da sempre, eppure mi detesto quando piango, mi soffermo per strada a seguire con lo sguardo chi vedo piangere, subisco e patisco le lacrime dei miei figli…pare una sconfitta, e invece è una cura, me lo devo ricordare, me l’hai ricordato benissimo!!!
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Segui per strada chi vedi piangere in che senso, che ti commuovi o vergogni per lui/lei? Io quando un estraneo piange vorrei subito offrirgli ascolto, mi fa subito compassione (nel senso buono del termine). Piangere è difficile, ci ferma il pudore. Un pudore che ha anche lui le sue buone ragioni, perché piangere è snudarsi un po’. In effetti è un fatto privato, ma è anche un modo di comunicare, dovremmo ricordare il suo valore.
No no mi commuovo e mi verrebbe voglia di fermarlo o offrirgli ascolto, capire perché sta male, dirgli che passerà anche se ora sempre impossibile…è un fatto privato, verissimo, eppure denudarsi un po’ non può che fare bene!
Piacere lava via il dolore
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Intendevi “piangere” vero? 😉 Hai ragione…