ANCHE IL CUORE SPINGE PER POMPARE, NON GLI BASTA UN MITE TICCHETTIO.
Io sono una che si ferma. Sotto le pensiline dei bus, certo. Sfiatare fuori l’affanno per quel veicolo arancio che sbuca dalla curva, vedere che non è il mio, e accasciarsi sulla panchina metallica. In coda, nei supermercati e nelle salette dei medici. Senza una rivista che trotterella su gambe nervose, senza giocare con le dita. Fuori dalla porta del bagno “Sarah hai finito?”. Quando aspetto che Isabelle abbia infilato le calze, al contrario, in quegli interminabili minuti intessuti dalla sua cura deliziosa e testarda.
Io sono una che si ferma, anche quando niente lo impone. Mi metto seduta e guardo. Quello che c’è da guardare. E se non c’è niente di nuovo aspetto che salga a galla.
Fa come cercare i funghi. Siamo sempre stati imbranati noi, in quelle alture umide dove si poteva andare soltanto a giorni alterni. Una volta per non sfigurare abbiamo riempito due sacchetti di plastica, che già fa triste a confronto di quei bei cesti in vimini che dondolavano sul braccio degli altri cacciatori. Ci abbiamo messo dentro un mucchio di cortecce: da fuori non si vedeva, facevamo la nostra figura. E quando la guardia forestale ha controllato che non superassimo i chili massimi consentiti noi figli ridevamo sui sedili di dietro, mio padre affacciato al finestrino. Che quasi ci pisciavamo addosso. Ce lo ricordiamo ancora.
Molti uscivano in truppa, così potevano prenderne di più, si contava un chilo a testa.
Ecco, certi si fermano solo in gruppo. Quando c’è la scelta collettiva. Una funzione sacra, una seduta di yoga.
Invece io mi fermo spesso. E se non becco un fungo raccolgo cortecce.
Oggi fa figo andare lentamente. È la nuova religione dei miscredenti. Abbiamo sempre bisogno di una moda, che ce lo dica qualcuno. Ben confezionata sembra un’incredibile novità, sembra che hanno cambiato quel bosco, ingentilito la guardia forestale. Va’ che puoi farlo anche senza suggerimenti. Non ci avevi pensato.
Devi solo avere un po’ di voglia, il coraggio di essere sola.
Oggi fa figo fermarsi. E raccontarlo.
E nessuno parla più di urgenza.
La fretta è il male del secolo.
E invece la fretta ha il suo valore. Indiscutibile.
Io correvo in ufficio, per scrivere quelle parole che mi avevano braccata arrivando. Correvo in aeroporto, inseguita dal ritardo, forse, ma anche trainata dall’impazienza. Da un amore lontano che mi tornava addosso, che mi spettava, finalmente, dopo lunghe attese. Corro quando mi chiama Patrick, vedere la macchina che ha ricopiato da una figura. Quando mi chiama Sarah, che ha inventato un gioco per tutti. Isabelle, che ha messo a letto tutte le bambole, anche quelle non sue. Però le manca il coniglietto. Se non corro è perché sono lontana.
Correre non è solo scappare: può essere presenza. Valore. Riconoscimento.
C’è un sale buono nell’urgenza, la foga dell’eccitazione, svegliarsi alle sette il giorno di Natale, accelerare quando sei vicina all’amico che non vedi da secoli. Quell’impazienza che sediamo nei bambini, è l’altra gamba della furia. Vale l’attesa, impararla, andare in punta di piedi, ma anche franare, come nei ghiaioni in montagna.
Divorare il tempo, arrivargli davanti in una capriola. L’urgenza ha lo stesso argento dell’ardore. Quella vera non ti strattona, ti prende in braccio e voli, sopra le teste del mondo, il suo trafficare, le botteghe e gli odori, le consuetudini e le scadenze. Sei un pallone lanciato con sicurezza, non guardi gli spalti, hai mille canestri e mille tiri ancora, la fede nelle mani. Quella buona ti porta in groppa, in groppa al cuore, basta che ti tieni forte, le lasci spettinare la criniera. Anche il cuore spinge per pompare, non gli basta un mite ticchettio. C’è una forza che non possiamo evitare. Una squisita frenesia.
L’urgenza è premura. Fretta. Ma anche sollecitudine.
Commenti 4
Commovente 🙂
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Ciao, non so se sei di queste parti o qui per la prima volta ma grazie!
Con un unico post, hai dato un senso alle mie corse. Hai riabilitato un po’ la nostra condizione di mamme sempre di corsa, donne sempre di corsa. Che poi a volte rallentano pure eh, ma quando si può!
Perché correre è anche correre incontro, non solo correre via!
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Ci sono cose che si possono sfoltire, per avere più tempo, per rallentare. Ma quante, quante corse sono come dici: “incontro”? Ce le insegnano anche i bambini. 🙂