Intermezzi

Come quei fusti infiniti di sequoia

Nel filo delle cose, è in quel sedimento che scorgo
ancora il tuo sorriso interrotto da due brevi croste.
La caduta di una scatola grossa sul mento e sul labbro,

il sangue è tutta quanta
la paura di un bambino.

È per questo che si ergono forti le madri, con un solo baffo di cotone sono
madonne e acqua santa.

Canticchia ancora, e poi lasciami venire. Il mio riscatto sei,
la scusa a inoltrarmi. Dopo le fronde dei giorni e lo schiamazzo di attese mai complici.

Abbiamo fatto la pace tra le due io quella che chiede, tu il cotone.

Arrivo e ti inondo.
A volte sospetto di essere il cristallo. Tu
quella solida che se anche piange poi si rialza tutta intera
in un arcobaleno.

L’invidia non ha
mai insegnato molto a nessuno e, pure, vorrei

quel tuo stare che non ha bisogni. La tua rinascita secolare.

Come quei fusti infiniti di sequoia che noi diventiamo pensieri scaduti.
Senza passare dalla gola aspra di una fine.

 

Con questo post partecipo al progetto Aedi digitali. Tema della settimana: #rinascita.

Qualcosa di nuovo?
Ti avviso io: a caso, quando capita, una vetrina degli ultimi post!

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