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Altre Verità

Da #iorestoacasa a #iononesisto

NON OBBEDITE A OCCHI CHIUSI: OBBEDITE, MA TENETELI APERTI

 

Quando l’Italia intera è stata dichiarata «zona rossa», credo di aver reagito come tutti: dramma, spavento, affidamento, speranza, cura.
Quando qualcuno faceva il furbo e se ne usciva a fischiettare, sono rimasta fedele alle decisioni che venivano da chi ci governa, perché mi sono affidata. Come un bambino si affida a un padre, come un paziente si affida a un medico.

Quando ho visto rabbia, insulti, polemiche, ho mediato cercando di riportare l’attenzione sulla necessità delle misure e sull’occasione di riappropriarsi di un tempo intimo.

Quando ho provato dolore l’ho detto. Quando ho letto dolore, l’ho validato. Quando qualcuno continuava a impugnare il ritornello del «pensa a chi sta peggio», ho rivendicato il diritto emotivo: inalienabile. E la necessità di dare voce alla gente comune; a chi, non essendo per fortuna protagonista di tragedie in prima linea, non sembrava avere diritto a esprimere alcunché, in ottemperanza a un comune senso del pudore, più angusto dei decreti stessi.

Mi sono battuta per difendere le emozioni di tutti ma senza questionare la «scatola quarantena» in cui ci troviamo.

Ma per quanto io lavori sulla mia interiorità, per quanto capisca le ragioni della quarantena, per quanto mi prodighi per la gioia e la rassicurazione dei miei tre figli, per quanto rinunci a tutto ciò che siamo chiamati a sacrificare, viene un tempo in cui non è più possibile affidarsi ciecamente.

Viene un tempo in cui cominciare a farsi domande. Alzare la testa e alzare la voce.

È davvero indispensabile protrarre una quarantena così serrata? Cosa si può fare, come ci si può organizzare in essa, o altrimenti? Cosa è stato previsto perché il cittadino partecipi attivamente? Come siamo tutelati da tutto ciò che non è il virus? Cosa si protegge, al di là della salute? Quanto sono efficaci i sistemi fin qui adottati?

Dobbiamo farcele, queste domande, perché

la differenza tra quarantena e dittatura è che questa seconda, come si sta dimostrando, ci assegna il diritto a contribuire esclusivamente col sacrificio della detenzione,

non offre alcuna altra assistenza, e procede come un carro armato unicamente coi mezzi della repressione. Confidavo in uno Stato che si prendesse cura di noi, che organizzasse piani rivolti a tutti, che considerasse il valore di ogni persona. Che avesse, per ognuno di noi, il rispetto che chiede per la normativa. Ma lo Stato decreta l’isolamento e i divieti. Punto. E noi ce la caviamo (male).

Molti, in giro, cominciano a interrogarsi. Quelli che non lo fanno è perché sono rassegnati, che non vuol dire obbedienti e fiduciosi. Hai notato da quanto non si fanno più flashmob?

Io oggi interrogo la quarantena, e certamente dissento dai modi. Tutti. A partire dalla mancanza di informazioni chiare, dall’esclusione in toto dei bambini dai piani di emergenza, da una scuola lasciata a sé stessa, famiglie lasciate a sé stesse, persone con problemi lasciate a sé stesse.

La civiltà di uno Stato non si giudica solo dalle vite salvate grazie alla nostra obbedienza cieca per rispondere a un cataclisma e ai tagli fatti sulla sanità.

Ecco, ad esempio, cos’avrei voluto.

  • Una comunicazione ufficiale incoraggiante e coinvolgente anziché basata su terrore e minacce. Per due motivi: il primo è che ognuno merita cura e rispetto. Il secondo è che quando si ha paura e si è in difficoltà, si è particolarmente vulnerabili.[1] (Ma anche suggestionabili…) Pubblicità di incoraggiamento che tengano conto di tutti, e non solo l’ossessivo e minaccioso #iorestoacasa, dove non figurano che anziani e la raccomandazione di lavarsi le mani, mangiare sano e fare ginnastica in casa (una presa in giro all’intelligenza comune). Un ringraziamento pubblico anche al comune cittadino, grazie al quale la quarantena è possibile. Un ringraziamento pubblico, sempre per via pubblicità in TV, ai bambini, veri protagonisti di domani.
  • Un pool di esperti (insegnanti, psicologi[2], professionisti della comunicazione, coach, altre figure di cui non posso essere io ad avere idea) creato ad hoc per l’emergenza, che affianchi il Governo e i Ministeri sia nel prendere decisioni, sia nel comunicarle con la massima efficacia, intesa nei termini di cui sopra, in modo da coadiuvare uno spirito di squadra e un senso di appartenenza, piuttosto che di panico. In uno stato di emergenza, ossia straordinario, servono organi straordinari. Equipaggiamenti straordinari.
  • Un’informazione corretta: per esempio sui tipi di mascherine, sugli aggiornamenti delle regolamentazioni, sulle uscite nei pressi della propria abitazione, se obbedire al Decreto o all’Ordinanza della Regione, se vale anche ciò che è solo detto a voce. Un’informazione somministrata in modo chiaro e non col fai da te. A proposito: i lombardi lo sanno, che è obbligatoria la mascherina per uscire? Ma quale?
  • Un supporto psicologico per i minori previsto dal palinsesto della TV di Stato.
  • Un supporto psicologico alle famiglie, genitori e persone in difficoltà, sempre in TV.[3] Se la televisione ha il difetto di non essere immediatamente interattiva, ha il pregio di raggiungere tutti (nulla toglie che poi vi si affianchino altri canali).
  • Una comunicazione a misura di bambini, sempre sulla TV di Stato: si dà per scontato che i bambini debbano subire senza aver diritto a essere informati, se non dai genitori. Sarebbe utile fornire sia una spiegazione sulla situazione, sia sui mezzi messi a loro disposizione, sia i termini di tempo previsti, per quanto poi da aggiornare. Nonché la sorte delle loro vite. Con un linguaggio consono. Io farei un Kid-TG per fasce d’età, a orari fissi.
  • Un riaggiustamento dei programmi della stessa TV di Stato per andare incontro alle esigenze dei minori (cartoni, documentari, intrattenimento a loro misura per arricchire la quarantena senza dover ricorrere ad altri supporti tecnologici).
  • Una scuola cui si provveda a livello unificato, sempre da parte dello Stato, quello stesso Stato che obbliga alla quarantena ma non ottempera all’espletamento delle attività ritenute diritto e dovere dei cittadini. Cominciare a ipotizzare soluzioni che non siano la semplice negazione.[4]
  • Forniture di cancelleria e quant’altro utile ai bambini in maniera cospicua e agevolata, anziché il loro ridotto smercio, inizialmente perfino vietato. Magari da elargire anche gratuitamente.
  • La possibilità di due passi fuori, quella dei famosi (e già poco chiari) «200 metri da casa»[5]: riservata agli adulti, va estesa ai bambini[6]. Tra l’altro: è chiaro a tutti quanto espresso dall’Ordinanza della Regione Lombardia (quella con le maggiori restrizioni)? Cito, al punto C: «Resta consentito svolgere individualmente attività motoria nelle immediate vicinanze dell’abitazione in cui ha la propria dimora, residenza o domicilio e comunque a distanza non superiore a 200 metri e nel rispetto della distanza di almeno un metro da ogni altra persona». In 200 metri non può definirsi attività motoria, ma comunque si può uscire. Lo sapevate? Ma con o senza certificazione? E dove sta scritto che è obbligatoria? Con o senza motivo strettamente necessario? Che cado in depressione è motivo sufficiente? Vale più ciò che è scritto o quello che viene ripetuto a voce o in TV? E se il virus si propaga anche a quattro metri di distanza, e siamo subissati di aggiornamenti sulle regolamentazioni, perché l’unica cosa che andava aggiornata (la distanza) resta di un metro?
    Logicamente pochi lo fanno, il giretto, perché quella che doveva essere cura è diventata verginità e due passi sembrerebbero una violazione inaudita. Un po’ come quando si tentavano i primi approcci sessuali nonostante l’educazione cattolica. In fondo siamo cresciuti così, con le minacce: «Se ti masturbi diventi cieco».[7] Preferiamo sentirci casti e additare chi, quell’incoscienza, ce l’ha.
  • La possibilità di un giro almeno in macchina per i minori col genitore.
  • La possibilità di andare al parco giochi, seppure a giochi interdetti, muniti di mascherine, dedicando queste aree a uso esclusivo dei piccoli con la supervisione di un adulto. Se, e quando lasceranno uscire i bambini (parlo delle regioni in cui ancora non è ufficialmente consentito), è ben più idoneo farli correre nei viali e spazi aperti che su un marciapiede stretto (nel nostro quartiere non arrivano al metro di ampiezza).
  • Un’estensione del raggio entro cui fare la spesa.
  • La possibilità di uscire per chi vive in aperta campagna o in prossimità di spazi aperti disabitati, da raggiungere eventualmente in auto, semmai regolando gli spostamenti (giorni alterni, targhe alterne, cognomi per lettera, o qualsiasi altro mezzo, inclusi posti di controllo, così come dispiegati per Pasquetta).
  • La possibilità, per chi ne gode, di usufruire della casa di villeggiatura, così da sfoltire la popolazione dei centri urbani. In Norvegia, per dirne una, i contagi e i decessi sono sotto controllo grazie non solo al rispetto delle distanze (e senza quarantena) ma alla bassa densità di popolazione.
  • Il blocco totale degli spostamenti di lavoro, fatta eccezione per le categorie davvero essenziali.
  • La previsione stessa, negli innumerevoli decreti, dei minori: non sono nominati nemmeno una volta, non sono considerati in toto (andate sulla Gazzetta Ufficiale[8] e fate CTR F digitando «bambini» o «minori»).
  • La predisposizione di organi volti a curarsi di tutti gli aspetti corollari e solo apparentemente marginali, da cui far partire piani d’intervento e gestione della situazione: mi riferisco a minoranze, disabili, persone con problematiche particolari, malati, famiglie in difficoltà, e tutte quelle vite che vengono forzatamente trascurate sul vivo dell’emorragia, per una questione di priorità, ma la negligenza delle quali non può ammettersi a quarantena inoltrata.
  • Il contributo economico dei politici: mentre VIP e persino privati cittadini hanno stanziato fondi o partecipato a raccolte di somme, e diverse aziende sono state riconvertite per la fabbricazione di dispositivi sanitari, i politici italiani potevano tagliare i propri stipendi a favore dell’emergenza se non in un originale impeto di solidarietà nazionale, almeno nel mimetico accodarsi ad alcuni colleghi esteri[9]. Ma non l’hanno fatto.
  • Un canale dedicato che preveda la partecipazione attiva del cittadino all’emergenza: che non è – lo ricordo – solo quella degli ospedali e di strutture sanitarie al collasso per via, congiunta, di pandemia e tagli alla sanità pubblica, ma è anche quella di milioni e milioni di persone. Un mezzo pubblico e previsto dallo Stato per attivare proposte, punti di vista, progetti e contributi che permettano al cittadino di non essere la vittima passiva di decisioni ormai dittatoriali di fronte alle quali il suddito non ha voce in capitolo. Ci è rimasto unicamente il diritto di opinione (di cui mi avvalgo a voce spiegata).
  • Un padre. Neonati sono venuti al mondo senza un padre accanto. Donne sono nate madri senza il proprio compagno. Uomini hanno perso il giorno più importante della loro vita. Quel parto, quel giorno, quel figlio, non saranno correggibili mai più.
  • Un saluto. Facile dirlo adesso. Certo. Ma se il virus è stato imprevedibile (?), la quarantena è stata stabilita e indetta. Non si chiudono scuole, asili e nidi dalla domenica al lunedì. Non si poteva immaginare che sarebbe andata per le lunghe, è vero. Si poteva comunque usare cuore. «Da martedì le scuole di ogni ordine e grado saranno chiuse». Un lunedì non avrebbe inciso. Però avrebbe significato. Abbracciare i compagni, le maestre, i giochi, i luoghi, un tempo. Se poi fossero tornati dopo dieci giorni, avrebbero semplicemente salutato come si fa quando cominciano le vacanze di Pasqua. E se via via il tempo e/o le scelte discutibili avessero reso impossibile il ritorno, resterebbe quell’abbraccio sulla soglia.
  • Umiltà e onestà.

Uno Stato che declina ogni responsabilità al di fuori di quella strettamente sanitaria mentre impone l’isolamento forzato. Uno Stato che chiede il sacrificio di tutti e non si cura di nessuno al di fuori della tragedia sanitaria. Uno Stato che non annovera tra i suoi decreti l’esistenza dei bambini, che sono la civiltà di domani, non può dirsi civile.

Al di là degli spunti che ho citato, alcuni utili, altri sicuramente ingenui, è l’approccio cieco ad avermi ferito. Un approccio che non solo non ha messo in atto provvedimenti utili alla gestione della quarantena, ma nemmeno ha mostrato alcun interesse o volontà a provarci.

La verità che nessuno dice è che la quarantena non è stata efficace come si credeva e sperava. Ma siccome non si può dirlo, e siccome è stata preferita una comunicazione dittatoriale di repressione e minaccia, il gioco del capro espiatorio ha preso il comando. È questo, il vero leader.

Io punto il dito su te che fai due passi, che punti il dito sui miei bambini che «giustamente» devono stare a casa e che da casa guardano i vecchi in piazza. Quegli stessi vecchi che proteggono con la propria reclusione. Il governo addita il cretino che corre sulla spiaggia, mentre negli ospizi muoiono a centinaia, dispiega forze dell’ordine per un disordine che però è poca cosa rispetto al disordine che esso stesso ha generato con la sua incapacità di gestione.

La verità, anche la verità del dubbio, è tutto quello che ci rimane.

Non abbassare la testa: usala per farti domande.

 

#facciamocidomande


Altre risorse utili:

[1] https://www.stateofmind.it/2020/03/covid19-quarantena-psicologia/

[2] https://www.huffingtonpost.it/entry/state-zitti-che-e-meglio-intervista-a-paolo-crepet_it_5e8b32e1c5b6cc1e47790452?fbclid=IwAR1JRspKz91ayZeBpKBKeCUcDRruEYopfKVkpEOKQbczEM8vCPwgtPeVGPA

[3] Trovo solo adesso un servizio di assistenza psicologica: http://www.salute.gov.it/portale/nuovocoronavirus/dettaglioContenutiNuovoCoronavirus.jsp?lingua=italiano&id=5388&area=nuovoCoronavirus&menu=vuoto

[4] http://www.vita.it/it/article/2020/04/14/le-scuole-a-settembre-devono-riaprire-e-questione-di-diritti/155012/

[5] https://i2.res.24o.it/pdf2010/Editrice/ILSOLE24ORE/ILSOLE24ORE/Online/_Oggetti_Embedded/Documenti/2020/04/04/ORDINANZA%20521_04_04_2020.pdf

[6] Faccio presente che in Francia i minori possono uscire, col genitore, per un raggio di un chilometro da casa.

[7] Per approfondimenti sulla politica della paura: https://www.leoniblog.it/2020/04/08/iostoacasa-come-la-paura-e-la-mancanza-di-ragione-uccidono-la-liberta-e-la-democrazia/

[8] https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2020/04/11/20A02179/sg

[9] https://www.lastampa.it/esteri/2020/04/15/news/giappone-bulgaria-grecia-i-paesi-dove-i-parlamenti-si-tagliano-lo-stipendio-per-il-coronavirus-1.38719904

 

[Photo by Federica Campanaro on Unsplash]

Qualcosa di nuovo?
Ti avviso io: a caso, quando capita, una vetrina degli ultimi post!

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Commenti 8

  1. Silvia Fanio

    Che bello! Finalmente non un post pieno di rabbia e rancore, ma ricco di spunti di riflessione. In mezzo a tanti post sfogo questo post costruttivo è prezioso!

    1. Post
      Author
      Maddalena

      Ciao cara, bene, grazie: è un post a cui ho lavorato per giorni, inseguendo notizie che via via si aggiornavano e stati emotivi altrettanto ballerini! La rabbia c’è, ma ho voluto che non fosse sterile.

  2. Lorenzo

    Ciao Maddalena, ho letto con interesse il tuo post. Forse il primo che ha evidenziato molti problemi vivi e presenta ma nascosti dai numeri che in questo periodi riempiono i giornali. Sinceramente non so chi ha ragione. Da tecnico ti posso dire che i numeri non hanno alcun senso se non contestualizzati. I numeri li posso far sembrare gravissimi o bellissimi, basta un semplicemente cambiare il punto di vista. Il valore di confronto. Questo lo scrivo perchè i media ci stanno marciando sui numeri, così come sull’utilizzo dei vocaboli. Sono felice che hai evidenziato come si sono dimenticati dei bambini. E delle famiglie. Quando hanno chiuso le scuole io e mia moglie abbiamo continuato a lavorare e dove credi che fossero le nostre tre bimbe? Dai nonni. Dalla categoria da difendere da questo virus. Quando è stato chiuso tutto, io e mia moglie abbiamo continuato a lavorare da casa. Sicuramente siamo fortunati ed abbiamo potuto continuare a lavorare. Ma come? Con tre bimbe a casa che devono essere gestite, con i compiti da fargli fare, con un PC in famiglia. Abbiamo comprato un tablet, così almeno il PC potevamo gestircelo io e mia moglie. Ma cosa credete che le bimbe sono talmente autonome da fare tutto da sole? Ci sono state molte mancanze, sicuramente, ma non me la sento di dire oggi che si poteva fare diversamente. Anche io ho cambiato opinione. Pensavo fosse una banale influenza come tante con qualche caso grave in più, invece a fatto quasi collassare il nostro sistema sanitario. Quello che mi preoccupa adesso è come viene gestita la ripartenza. Fai conto che in questi giorni stiamo lavorando per capire come far ripartire i cantieri dove noi gestiamo la sicurezza. Nella mia regione abbiamo chiuso tutto che c’erano forse due o tre casi. Adesso vogliamo riaprire che abbiamo 50 casi ogni giorno. A me sembra un controsenso. Molte cose mi sembrano un controsenso. Avevo l’illusione che questa esperienza potesse cambiare l’uomo, l’umanità, ma credo che fra un pò tornerà tutto come prima. All’università me lo avevano insegnato. La memoria storica dell’uomo è molto corta.
    Mi sa che ho esagerato con la lunghezza del commento. Mi fermo qui.
    Grazie per il post
    Un caro saluto
    Lorenzo

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      Maddalena

      Ciao Lorenzo! Sai, sull’evidenza dell’indispensabilità di una reclusione così serrata, ormai si comincia a discutere. I disagi vissuti dalle famiglie li ho additati da subito ma in pochi coglievano, e molti negavano. Io mi chiedo se davvero fosse necessaria una quarantena così: da che i bambini sono chiusi in casa, e la gente fa smart working, la situazione non è migliorata così sensibilmente e si attesta su un plateau che sembra eterno. Allora chi è, che si ammala o perfino muore, chi diffonde il contagio, se la gente è a casa e i bambini non escono?

  3. Hermione

    Grazie per queste parole. Sono giorni che covo il tuo stesso disagio e vederlo qui, pacatamente e ben spiegato, mi dà un, seppur temporaneo, sollievo. L’articolo che citi al punto 4 l’avevo già letto e mi è sembrato l’analisi più lucida del torto che si sta compiendo verso bambini e ragazzi.

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