Lo inseguo sul letto. Su quelle gambe veloci, veloce il verbo. Rapidissima: la difesa.
Potrei dire va bene, che ti difendi. Quello che non proteggi all’apparenza, lo barrichi dentro.
Ma.
Quante cucine sfuggi e gridi.
È già sdraiato, il lenzuolo bianco, sotto la pelle simile. Due spazi aperti, due notti a ogni ora.
L’amore non esiste, mi ha detto. Nei suoi dodici anni.
Io lo pensavo a sedici, diciotto, venti.
Il figlio è il campo che semini, e che non ti appartiene.
Il figlio è gli occhi che hai cesellato di amore e che non crederanno all’amore.
Il figlio è l’isola che non c’è.
E tu, madre, la donna che incessante semina chi non ti appartiene. Cesella chi non crede. Vive e insegna: l’isola che non c’è.
Ti voglio bene, c’è un intero amore, qui: è tuo.