LE PERSONE SONO UNA BUONA ATTESA. UNA BUONA PANCHINA MENTRE ASPETTI IL VERDE.
Era ancora lei, tagliata in due da una cicatrice sullo sterno.
Simona.
Larghi occhiali, larga bocca, denti intonati allo studio dentistico dove lavora. La sua sedia girevole dietro al desk pattina da un punto all’altro, il pc, la stampante.
Io non ero così fluida, forse era colpa della moquette petrolio che aggiungeva alla mia inerzia la sua.
Lei sorride. Ha un garbo posato, liscio quanto il suo ciuffo lucente sulla fronte, se spingi un po’ le scuci quella sua accento del sud. L’altra volta è stata i miei dieci minuti di attesa dopo l’intervento, mentre Mathias tornava a prendermi. Le persone sono una buona attesa. Una buona panchina mentre aspetti il verde.
Faceva un gran freddo anche giù, da sua madre, fortuna hanno la stessa taglia, s’è fatta prestare una giacca a vento. È che il cambio di stagione non devi mai farlo ad aprile, gliel’avevano detto tutti, che poi il tempo sarebbe cambiato per colpa della sua sollecitudine. Così sappiamo a chi dare la responsabilità del freddo.
Mi appoggio al bancone come si appoggiavano al mio, è vero viene spontaneo. A me dava un fastidio pazzesco, Simona invece espande ancora tutta quella sua luna bianca sotto le labbra.
Per lei, oggi, ho perso l’autobus del ritorno.
Perché quella cosa che le ho chiesto, per rinforzare i denti, “guardi non è che faccia molto”, afferma senza pudore, ché il vero modo per mantenere la bocca in forma è fare due controlli all’anno anziché uno.
– Io ne faccio uno ogni sei.
Intanto studia il calendario dei prossimi appuntamenti.
– E certo, con tre figli, e un lavoro a tempo pieno, ci credo che fa fatica.
Perché i figli vengono fuori subito. Esci di casa finalmente sola, non spingi un passeggino non sudi una manina, non dici attenti allo sporco, e ti ciondoli la borsa come una scolaretta. Che è quasi bello anche se vai da un dentista. Ma i figli ti vengono dietro come un odore. Forse: come la carta vincente. La estrai e sei già una meraviglia.
Il lavoro glielo lascio così, preciso solo che lo faccio da casa. Imparare a non giustificare tutto lo considero un successo.
Filo interdentale, pulizia dei denti due volte l’anno (che, nelle mie proporzioni sarebbe una ogni tre, volendo raddoppiare le consuetudini). E spazzolino elettrico.
Simona.
È preparata. Avessero chiesto a me qualcosa sull’azienda e i suoi contenuti avrei elencato dove stanno i cessi di ogni piano. E le macchinette del caffè.
– Pulire i denti vuol dire prevenire infezioni orali, ma c’è anche il rischio di mandare in giro batteri, per me che ho avuto l’endocardite forse è quasi peggio. Non è meglio un po’ di sano tartaro?
E così la sua cicatrice salta fuori. Operata al cuore.
Sono i figli, che mi hanno devitalizzato. Lo spirito ti diventa un orgoglio di vita, ma il corpo lo sente, tre parti, tre allattamenti lunghissimi.
– Anche noi stiamo cercando un figlio.
– Lei è più giovane. Si vede – azzardo.
Trentacinque anni. Un cuore incerto, una certa voglia di diventare madre.
Siamo sempre più simili agli altri, di quanto pensiamo. Se metti sul desk un tassello, c’è sempre un pezzo dell’altro che ci si abbraccia.
Quando esco camminerò per oltre cinque chilometri, non passa un solo autobus. Forse ho davvero perso l’unico in questi dieci minuti.
Non lo so ancora. Mi avvio con quella sensazione di quando due gocce d’acqua si toccano e una sforma l’altra. Come una conquista.
– Arrivederci – mi ha salutata – Grazie per la piacevole chiacchierata.
Commenti 4
Osservare gli altri, parlare con loro…non è mai tempo perso.
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Sono assolutamente d’accordo. Ogni persona è un mondo intero, un viaggio, anche in pochi minuti.
Esatto! E’ per quello che a me piace un sacco rapportarmi con gli altri, parlare, scrivere, comunicare..
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Io a volte amo anche solo osservare, ma spesso attacco bottone, mi piace sempre stanare gli estranei, contagiarsi. Mi rendo però conto che a qualcuno potrebbe dare fastidio. Ci vuole anche una certa classe (che io non sempre ho).