L’IDRAULICO NON È UNA LEGGENDA
Perché – vedi – bisogna sempre essere positivi nella vita, vedere il bicchiere mezzo pieno, ossia l’idrometro mezzo vuoto.
Ora vi spiego.
All’allagamento del bagno a Courmayeur abbiamo assistito e reagito con il dovuto sgomento-da-sfiga, quella reazione per cui si impreca ma-cazzo! davanti ai bambini. Solo che poi i bambini (e la mamma) stanno male (non per l’acqua, ma per l’influenza) e così il rientro forzato in quel di Milano a velocità record mi sottrae allo spettacolo del Figo: l’idraulico che farà visita alla nostra dimora montana in nostra assenza, sotto la sola sorveglianza della Donna (colei che ci accende in casa quando andiamo, pulisce qualcosa se la chiami, cura i gerani). Si narra che trattasi di essere alquanto seducente.
Fortuna vuole, però, che a Milano la nostra caldaia presenti segni di precoce cedimento. Ed è lì, in coda a un altro, legittimo ma-cazzo! che la vita (o l’idraulico?) torna a sorridere.
Lui arriva con un’ora e rotta di ritardo, il passo cadenzato dallo scazzo. Lo accolgo come è solito mio: “Ma non doveva essere qua un’ora fa, scusi?”
Permesso, venga, gli illustro il problema. Ha bisogno di uno straccio, di un secchio?
E allora lo riconosco.
È che l’altra volta erano in due, uno sfigato già dismesso dalla memoria per far posto a volti più esteticamente utili, e lui. Il naso un po’ lungo, i capelli corvini, gli occhi affilati: Verdi. Non posso scriverlo con la V minuscola.
Il danno è piccolo, dice, è solo l’idrometro che si è intasato: rimane a zero anche se la caldaia carica l’acqua (Legge della Sfiga apparente).
Vorrà mica già andarsene.
– Ah sì? Ma non è che già che è qui mi fa la revisione?
– Certo.
Le braghe da casa, la felpa, le ciabatte:
– Senta, la lascio lavorare in tranquillità, se ha bisogno mi chiama, d’accordo? Non voglio stare qui a guardarla, col fiato sul collo, magari le dà fastidio.
– No, guardi, a me non dà fastidio niente.
Usti.
Rientro per istinto materno. Su skype il marito lampeggia: – Ma è ancora lì?
– Te l’avevo detto che ci voleva molto tempo.
Sapessi quanto.
Finisce, spiega, si siede, compila. A un certo punto – giuro – ha anche sorriso.
– Adesso è obbligatorio anche fare il lavaggio dell’impianto, vuotare i caloriferi e riempirli con una soluzione apposta.
– Ah. E quanto costa?
– Sono 70-80 € a termosifone.
– Cosa? Ma noi ne abbiamo 7…
Ma quindi ti fermi a pranzo?
– È che molti diluiscono il prodotto, per risparmiare, sa… Io invece faccio le cose per bene.
Anch’io, mi creda. Ora mi vede così, ho gli occhiali, i capelli a cazzo, gli occhi stanchi, le ciabatte sanitarie. Ma la prossima volta non mi faccio cogliere impreparata.
– E quindi è un lavoro lungo, tipo tutto il giorno?
– Sì, diciamo almeno mezza giornata.
Allora ti fermi a pranzo?
Poi si premura:
– Ma tutto fuori, veniamo in due con una macchina apposta, non sporchiamo niente.
Tu e chi? Lo sfigato dismesso dalla memoria? Comunque non ti preoccupare, non sono una maniaca delle pulizie, solo che prima ti ho fatto passare le scarpe sullo zerbino perché non ti avevo riconosciuto.
Firmo, pago, lo accompagno alla porta:
– Allora ci rivediamo…
– Buongiorno Signora.
Dicono che un sorriso è il vestito migliore (o l’accessorio?). Magari bastasse.
Commenti 2
ok, non mi tengo dalle risate!!!! lo sai che mio marito è tecnico termoidraulico???? però gli occhi verdi non ce l’ha!!!!!!uaaaaaaaaaaa…sei grandissima!!!!!!!!!
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No, davvero? Ahhh, in verità mio marito ha gli occhi verdi anche lui, quindi a onor del vero dovrei stare zitta. Ma sai com’è… quando da un guasto arriva una sorpresa… 😉