…E finalmente siamo lì, in quel punto troppo lontano: abbiamo finito.
Ci stringiamo la mano, ci salutiamo. Un sorriso per uno.
Saliamo in macchina. L’auto svolta, il gomito della strada: accostiamo la cappella dove pregavo senza saperlo. Dove passavo il tempo quando su, al secondo piano, c’era troppo via vai. Superiamo la fermata del nostro autobus. L’entrata centrale, le porte a vetri, la guardiola.
La gola stringe.
Fa uno strano effetto: la gioia e la liberazione s’inerpicano sulla nostalgia…
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