Buon viaggio, piccolo stambecco.
Mi sono alzata per salutarti prima che papà ti portasse là fuori, su quei gradini sciacquati dal sole. Parti felice, non sai lavarti bene i capelli da solo, anche coi lacci degli scarponcini sei piuttosto impastato, ma esci leggero, un pacchettino di cracker in tasca, esci più forte di qualche dubbio, più forte di noi, lasci questa casa e queste cose come sono rimaste: tua sorella è tornata dall’ospedale, non è cambiato niente, percorriamo lo stesso filo che ci tiene su a fatica.
Lovely mornings: la fase “facile” della maternità
Varianti distribuite random durante la mattina: la doccia nell’armadio, la copertina che fa d’asciugamano. L’amore per i panni, come una brava massaia, si estende quindi allo stendere e piegare. Riporre mutande nei cassetti della cucina è un’abitudine bizzarra che ti torna utile scoprire quando cucini nuda e cerchi un mestolo.
Un giro in macchina poi non si nega a nessuno: mamma questa è la cintura, questo è il guido, se la macchina si rompe la portiamo dal caccanico.
Siamo ufficialmente nella fase elastica della maternità
Un giorno
Domani.
Rideranno di me alcune. Le madri che hanno obbedito al lavoro, necessità o scelta. Che da subito sapevano di non poter restare troppo a lungo con i loro piccoli a tempo pieno. Le donne tutte d’un pezzo. Mia madre. Rideranno coloro che non hanno coraggio, che chiamano drammi i sentimenti. Quelli che non hanno tempo per la malinconia, che…