C’È LA PAURA DI CIÒ CHE DESIDERI E QUELLA DI CIÒ CHE RIFIUTI. MA IN FONDO SE NON È ECCITAZIONE, SEMPRE PAURA È, RAGAZZO MIO. IL SUO GUSTO ACIDO TI FARÀ COMUNQUE STRINGERE I DENTI, STRIZZARE GLI OCCHI. INGOIARE A FATICA.
La paura.
Non ho molto da insegnarti, a riguardo.
Dicono sia utile. La sua utilità, a volte, è per me il corrimano scheggiato lungo una scala ripida. Ti aggrappi, ti tieni, e quella ti graffia le mani, t’insidia sotto la pelle.
La paura è furba, sa incappucciarsi da rabbia. Le escono frasi dure, lancia fuochi dagli occhi, pietre. Allora tutti addosso a dirti calmati. Ha modi bruschi, scontrosi, sputa un po’ di quelle schegge che raccogli salendo.
Se lasci il corrimano smetti i passi. Allora ti fermi, stai lì come un allocco, guardi in basso, solo in basso. Non guardi davanti, non ti volti indietro. Forse è questo, il guaio, la sua miope testardaggine.
Così oggi cominci il conteggio, è già tardi, per te. Le otto e mezzo. A poco vale rassicurarti che puoi entrare all’oratorio fino alle nove, che siete in orario, tu e tuo padre, che però deve anche prendere la bici, ci mette un sacco a prendere la bici, recrimini. Perché la paura vuole sempre avere ragione. La sua. Quelle degli altri le arrivano addosso come le pernacchie sul mare. Se ne frega.
Decine di bambini come te, un tappeto di teste sconosciute, troverai una chioma nota, da qualche parte, dovrai scandagliare quel grande campo asfaltato sotto il campanile.
Potrei dire che ti lamenti senza sosta. Sei diventato un vigile su tutto, arbitro di partite che nessuno gioca. Ci vuole un po’, poi dalla rabbia scendi, il podio inutile delle rivendicazioni, e scivoli in due occhi lucidi. Adesso le schegge sono in quei capillari rotti.
La paura.
Non ho molto da insegnarti, a riguardo.
Rassicurarti senza deriderti. Senza minimizzare. Prenderti sul serio, poi insieme manipolarla, tirarti su quel viso pallido, guardare avanti e guardare indietro. Questo posso.
Dirti che ne avrai sempre. L’oratorio di oggi, la visita medica di domani. Un nuovo incontro, un vecchio pensiero. Che c’è quella positiva, della novità buona, delle sfide, delle prime volte. E quella delle sciagure, dei tumulti. Quella di ciò che desideri e quella di ciò che rifiuti. Ma in fondo se non è eccitazione, sempre paura è, ragazzo mio. Il suo gusto acido ti farà comunque stringere i denti, strizzare gli occhi. Ingoiare a fatica.
C’è chi ci nasce, nella paura, chi attraversa la vita come un fazzoletto in tasca. Chi invece è spalancato e disteso, naviga a vele spiegate. Sono più forti, quelli spavaldi? O solo più furbi, o più bravi a nascondere?
Solo questo posso dirti. Che si può fare. Lo stesso. Uscire, provare, parlare, domandare. Vivere.
Che non lo so, se sia davvero utile, forse serve soltanto a ricordarci che siamo piccoli. A insegnarci a chiedere. È un filo che ci tiene a terra, ma dei due capi uno solo stringe: l’altro, lo sta già impugnando qualcuno che ti è accanto.
Commenti 6
mi ha fatto venire i brividi questo post. Perchè è vero, perchè è difficile insegnare ad affrontare la paura, forse impossibile. Si può solo provare e rassicurare, stare vicino.
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Grazie! Io sono proprio una frana, in quanto a paura. Probabilmente riesco a scriverne meglio di quanto riesca a conviverci…
Concordo pienamente con Mamma Avvocato. Bel post.
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Buongiorno collega di maternita.it 😊 Grazie… In effetti sono malauguratamente un’esperta di paure…
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