Altre Verità

Batticuori

Chiama mia madre. Non la sentivo da più di un mese.
Mio padre l’ho preso qua e là in chiamate a cavallo di quei giorni in montagna, la montagna ci rese affabili, tornammo a chiacchierare di cose comuni, c’è la neve, sì c’è, sai è passato un cervo di qui, ma adesso fa ancora freddo o no? Ogni tanto avrei voluto smussare quelle sue disquisizioni, diritti di lotti ed eredità, terreni e contese, imprese edili e parenti. Avrei preferito stare su piani più vicini al cuore, a quel battere che non è battibecchi.
Ma mia madre non l’avevo più sentita. M’ero presa una distanza utile a me, nel gergo della crescita personale si chiamano «boundaries», credo che il cattolicesimo non li contempli, il cattolicesimo è più del tipo «porgi l’altra guancia». Invece a volte serve prendersi una misura, un passo indietro. Per qualche ragione non viene considerato un torto che un figlio cambi stato o perfino continente. Ma se prende uno spazio emotivo, privato, diventa un affronto.
– Ciao, volevo sapere come state.
– Ciao, eh… è un po’ difficile.
Cammino, vado verso una spina, la batteria è un punto rosso in quel simbolo a pila.
Mi siedo su uno sgabello della cucina. Parlo. Alla maniera che parlo da quarantasette anni più un mese di quarantena.
Le dico che non si è pensato a niente, che i figli fanno fatica, i genitori fanno fatica. Che si pensa a tutti però i ristoranti li hanno chiusi dopo le scuole. I tabacchi poco fa, certe aziende per niente. Che adesso vediamo se danno questo permesso di uscita.
– Ah no, ma la Lombardia ha già detto di no. Assolutamente.
– Non so, stavano discutendo.
– No, no.
E che forse potrebbero pensare di aprire i parchi solo ai bambini, pochi alla volta, senza l’uso dei giochi, ma almeno possono andare in bici, in monopattino. Vietando quello spazio agli altri. Insomma come c’è l’area cani…
– Ah ma tanto non possono toccare niente.
– No, dico non i giochi, ma almeno corrono…
– E be’, ma la situazione è troppo tragica.
– Se poi passasse l’ipotesi di farli uscire, qui i marciapiedi sono così stretti, ben peggio che un parco, dove almeno non incrociano nessuno.
– E tu già ringrazia che hai il giardino. C’è chi non ha neanche il balcone.
Poi le dico che anche per la scuola servirebbe organizzazione.
– Be’, si è fatto un po’ come si poteva.
Poi parlo. Parlo. Parlo.
Mi accorgo dopo un po’ che lei non sta più ribattendo. Finalmente non ribatte su tutto.
Invece è caduta la linea.
 
Pochi giorni fa avevo mio padre su w.a., si diceva di dargli delle mascherine.
– Come te le do? Come si fa… che vieni e non posso nemmeno abbracciarti???
Ho messo tre punti di domanda.
In quei tre punti di domanda c’erano: due occhi e un cuore.
– Non ti preoccupare, stanno arrivando quelle che mi ha spedito tuo fratello.
 
Si sta così.
Chi ha ragione.
Chi ha la voce forte.
Si sta.
Anche in questa quarantena.
Nel quadrato delle technicalities, ben più solido dei muri.
Ben più in là dei boundaries che mi ero presa. Si sta.
Nei battibecchi più che nei batticuori.

 
[Foto di Mariagrazia Francot]

Qualcosa di nuovo?
Ti avviso io: a caso, quando capita, una vetrina degli ultimi post!

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