Mi hanno dato il cortisone.
Arrivo allo studio che il medico è già lì. Su una porta aperta, buonasera. L’ho fatta aspettare?
Invece è cordiale, un uomo con un suo portamento nobilitato dal camice, brizzolato nei capelli e nella barba. Anche nei modi, invecchiati dalla professione eppure a tratti capaci di ritrovare una giovialità amicale.
Non basterà. Per quanto apprezzi chi slenta il ruolo, ci lascia piccole efelidi di spontaneità e mi chiama, perfino, per nome – Mi dica, Maddalena – facendomi tornare un po’ bambina.
Potrebbe essere quell’allergia alla polvere di cui gli dico, ma è solo di notte che il rush mi sveglia e mi costringe anche ore a soffiare il naso e starnutire. No, se sbatto una coperta o pulisco non mi dà fastidio.
– Vediamo.
Siedo sulla poltrona, m’ispeziona con quello specchietto da esploratore di grotte. Mi stappa un orecchio senza molti cerimoniali. La mia, di efelide spontanea, è un vigoroso Aia! senza convenevoli. Nella testa riecheggia un che cazzo che son già stata brava a sfoltire. Così, a tradimento, quell’uncino mi agita la mano, gli sfioro il camice come un’implorazione.
Colpa dei cotton fioc, dice. Ma se lo uso anche nell’altro orecchio? L’altro è pulito. Non sarà che invece ho tutto il lato destro più soggetto ai ristagni? No, è il cotton fioc. Non li compri più, mi dice, risparmia anche.
Quindi dovrebbero fare come con le sigarette: attenzione l’uso può comportare dipendenza e danni alla salute.
Dopo questa prima tortura imprevista (avevo chiesto a Mathias: ma fa male? Lui, che era già stato da un otorino. No, ma va’. Ma va’ – fanbagno), esplora la gola. Ci entra con un arnese che capisco subito essere sproporzionatamente lungo rispetto al mio consenso. E in un attimo lo ficca fino alle emorroidi. Ho il naso infiammato, la faringe infiammata, la trachea infiammata. Aggiungerei che adesso ho qualche fastidio anche al fondoschiena.
Si aggrappa agli acari, perché le ipotesi dei medici partono sempre da quelle di altri medici. Difficile trovare l’outsider che parte da zero e cerca di suo. Poi ventila l’altra possibilità, ipertrofia vasomotoria. Che tradotto significa: a te ti si infiamma tutto e nulla lavora come deve per semplici questioni meccaniche, spastiche. Un po’ come il mio colon. Sono spasticamente sfigata.
Suggerisce un bonifico ambientale. Niente tende, niente cuscini extra, solo roba anallergica, fare la polvere tutti i giorni. E bla-bla-bla.
– Ma così non vivo più.
– Se vuole dormire di notte, Maddalena…
– Preferisco vivere di giorno che dormire di notte.
Il cortisone dovrebbe sanare tutto. Poi si vedrà. “Da rivedere” scrive. Fra un mese circa. Quando avrò superato il trauma dei cotton fioc, della sua ispezione quasi rettale, dello spurgo delle trombe di Eustachio. Prendo tre caramelle al desk, mentre pago. Isabelle mi dirà mamma la prossima vota ne prendi ancora. No, amore, non ci vado più, questo dottore mi ha fatto troppo male. Ma no, mamma, ma tu vai da un altro che non è cattivo.
L’ultimo cortisone l’ho preso decine di anni fa. Avevo sette anni. Ci sono frammenti di memoria che non spolpi più col pensiero. E poi ritornano. Ero quella con una faccia così gonfia che gli occhi annegavano. Sformata come si sforma un viso attraverso una boccia rotonda per i pesci. Quando alle sei scarse della sera il carrello della cena trillava lungo la corsia dell’ospedale fremevo, la fame era incontrollabile. Ero quella che poi tornò a scuola piano piano, poche ore alla volta. Senza fare fatiche. Ero il paradosso di una tuta da ginnastica, il solo indumento che potessi vestire per il gonfiore, ma che la ginnastica non poteva farla. Il nuoto nemmeno. Mi esiliavano nella seconda B. Mentre la C andava in piscina. Guardavo gli altri correre nell’intervallo e stavo ciondolante sotto una frangetta che il viso non me lo slanciava granché. E poi sparivo nei filmini di mio padre. Perché a sette anni, per quanto non sembri, hai già un tuo piccolo pudore. Mia madre mi intimava di mettermi a dieta. Mamma, non te la prendere: non ti ho mai perdonato.
Mi sono rifatta, negli anni, ho tolto la frangia, la tuta. E poi, per sorte, sono diventata anche troppo magra. Adesso riguardo tutto da madre. E anche da bambina: ci sono molte piccole cose che i bambini si tengono dentro. E poi tornano fuori appena un evento tintinna. Come le ruote di quel carrello col rancio.
Commenti 10
Urca, quando dicevi che sei in un periodaccio era perché non ne va proprio dritta una 😕 Mi dispiace, spero si possa risolvere senza passare da altre torture come questa! 😘
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Sai che ti ho pensata stamattina quando mi sono alzata? 🙂 Il guaio di questa rinite sono le notti… Poi ci stiamo anche occupando di un annoso problema di salute del figlio, che ci sta impegnando abbastanza. Tutto sommato va detto che per fortuna non ci sono problemi gravi, almeno spero. Grazie Marta!
😂 sono morta, sappilo! Ma in pratica ti ha tolto il tappo all’orecchio? A me nemmeno fece male. Uscii dal medico, di base, manco l’otorino io, che mi sembrava di avere l’orecchio bionico. 😄
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Sì, l’ha tolto. Ma non sento affatto meglio di prima, anzi io ho sempre avuto un ottimo udito, anche se imbranato (ricordo che ai test dell’udito ai tempi della scuola quando ti mettono in quella cabina e mandano un suono… e devi alzare la mano dal lato da cui proviene sbagliavo sempre). In compenso, confermo, mi ha fatto un male porco!
Volevo aggiungere però, al di là del come l’hai raccontato che mi ha strappato una risata, mi dispiace che stai passando sto periodo così. 🙁 ❤️
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Grazie Caterina, è quella che chiamo Legge di condensa della sfiga. Ma meglio tante piccole sfighe che una sola, gigante 😉
Mi spiace per le sfighe di adesso, ma ancora di più per quella bambina gonfia e con la frangetta. Abbraccio lei oggi, che quelle piccole cose che da bambini ci teniamo dentro fanno quello che siamo da grandi, nel bene e nel male.
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Grazie Chiara, hai ragione, fanno quello che siamo, non ho dubbi. Un bacio, sei un tesoro!
Povera! Dai che come hai detto tu sono solo piccole sfighe e poi tutto torna alla normalità. Io una bella puntura di cortisone a inizio primavera, altrimenti da maggio a settembre non respiro più.
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Ciao cara… Ti basta un’iniezione? Io compresse per dieci giorni. Vediamo 🙂