Se siete molto zen o se avete fatto un corso a impronta olistico-spirituale lo sapete: quello che conta è vivere il presente, il momento. Avere libertà emotiva, seguire i propri talenti, esprimere la creatività. Noi mamme siamo fortunate perché tra un «basta!» e mille baci di ristoro, tra un malanno e una novità, abbiamo i migliori insegnanti che esistano: i bambini, ai maestri spirituali, li fregano tutti.
Il tempo non esiste
Servono anni perché un bambino impari che oggi non è domani e che ieri è nel passato. Miliardi di volte proverai a spiegargli che manca un mese al compleanno, e loro non è che non ti ascoltano: loro la parola «mese» possono anche inglobarla. Come faremmo noi con un termine di astrofisica. Lo stesso signor Tempo che detta i passi degli adulti da mattino a sera, se ne va sul tappeto dei giochi, se ne va negli amici al parco, se ne va nelle notti che non hanno ore.
Il tempo ha paura dei bambini perché i bambini non ne hanno bisogno.
Vivono seguendo il desiderio, il momento, l’intuizione
E a cosa gli servirebbe, il tempo, se vivono nel desiderio?
I bambini saltellano sulle lancette dell’entusiasmo, strisciano su piccole noie, e poi si rialzano e ballano sulle intuizioni.
Una cosa si inanella a un’altra, un’attrazione alla successiva, una scuola finta con un giro alle giostre, una canzone con un disegno e poi nemmeno più ricordano. Una pubblicità, una volta, diceva: «La potenza è nulla, senza il controllo». Invece è proprio l’opposto: senza il controllo, vedi che potere, hanno.
Basta poco per essere felici, giocano con la vita
Le cose grandi siamo noi a dargliele, perché ragioniamo per proporzioni, perché chissà che spettacolo di gioia ci rendono, se li portiamo chissà dove. Ma i bambini sono creativi, e giocano con la vita. I bambini aprono un regalo e poi si godono più il gesto, la carta, che il contenuto. Isabelle si è inventata interi parchi giochi coi mestoli della cucina, cuffie di tovagliolini fissati con elastici per capelli, sulle teste delle bambole per portarle in piscine fatte di niente: di un pezzo di piastrellato in sala, perché ha deciso: «Questo è l’Acquapark».
Se dai a un bambino una scatola, non sarà mai una scatola: sarà una casa, una tv, un tavolo, un teatrino. Ma non sarà una scatola.
E se hanno bisogno di una cosa che non c’è o non possono avere, be’ puoi giurarci che la creano. Non c’è nulla che non possa esistere e diventare vero.
Ci sono solo due tipi di persone, capaci di questo: i bambini, e gli artisti.
E se tutti siamo stati bambini, allora tutti, forse, siamo artisti. Capaci di giocare con poco, di creare tutto.
Le emozioni sono treni veloci, travolgono. Passano
Pensa che eri capace anche tu. Poi hai smesso. Di impazzire di gioia per poco e poi se passa va bene lo stesso, ché tanto la vita è un fiume. Di piangere o sentire il dolore senza cercare di scappare, ché tanto la vita continua. E si può chiedere un bacio, si può lasciarsi cadere. Ché tanto, la vita è più forte. Loro lo fanno, loro quando sono felici, sono felici completamente. Quando soffrono, soffrono tutti interi, mica si risparmiano.
Noi non lo faremmo mai, abbiamo paura che chissà dove finiamo. Chissà che rischio: vivere.
Sono curiosi e coraggiosi
Chissà se esiste un modo per diventare sicuri senza che la prudenza ci tagli le gambe. Per sporgerci senza cadere di sotto. Noi non possiamo permetterci tanto coraggio e tutta quell’adrenalina. Quella curiosità senza fondo, che sfida anche il benestare comune. Quelle domande incessanti. Quegli occhi che bevono.
O forse sì?
Si meravigliano
Ho sempre pensato che fosse l’effetto della novità. Ma credo sia la voglia di vita, la vera causa. Per cui anche se una cosa non è nuova, basta che sia poco abituale, buffa, molto grande, molto piccola, molto qualcosa.
Un vermicello nella pioggia che interesse può avere, quando ne hai visti a decine, nella tua vita? Eppure quando sono con loro, io torno a vedere un vermicello nella pioggia.
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