ANCHE NOI SIAMO ANDATI A VEDERE LA BELLA E LA BESTIA. HO DETTO “ANDATI”.
Mi ha detto guarda cosa ti ho mandato. Perché, anche se siamo nella stessa stanza, inviare proposte (decenti) su skype è un modo per non coinvolgere i figli anzitempo ed evitare potenziali risse in caso di inottemperanza. Quello che trovo è la locandina di La bella e la bestia.
Sono già stati al cinema, lui e i due grandi, in sessioni che ho malauguratamente mancato per immolarmi al riposino della petite. Vieni anche tu, dice. E come? Portiamo anche la Isa.
“Dove?” si alzano in coro.
Ecco. Il dado è tratto.
In due minuti si è già formalizzata l’offerta, sottoscritta e diventata debito immediato.
Isabelle va a dormire sussurrandomi “vieni anche tu al cimena?” e poi preoccupata che Kick e Sarah non l’aspettino.
A questo punto vorrei accodarmi a quei deliziosi racconti di mamme che narrano la prima esperienza cinematografica di figli giovanissimi, gli occhi palpitanti, emozioni bevute a grandi sorsate. Sfortunatamente noi amiamo l’originalità.
Ovviamente partiamo al buio. Doppio: nel senso che non siamo informati su lunghezza e preciso contenuto del film (pur conoscendo la storia), e che arriviamo a luci già spente. Mentre arranchiamo alla ricerca dei nostri posti e, poi, ci accomodiamo, ho modo di esprimere le mie prime, posate obiezioni:
- Ma perché non scrivono quel dannato numero della fila sul muro accanto, dove c’è il corrimano con tanto di luce che ci corre sotto? Così uno legge, e poi inforca la fila giusta al primo colpo.
- I trailer non sono assolutamente adatti a un pubblico così giovane.
- Il volume è così alto che improvvisamente ricordo come mai vado al cinema di rado. Isabelle lamenta che è “troppo veloce” (il suo modo di descrivere un volume troppo alto, cioè il contrario di “piano”) e devo tenerle le mani sulle orecchie, mente resta in posizione sarcofago, immobile, su di me.
- Dopo venticinque minuti di trailers (mezzora se si contano i cinque da noi persi causa ritardo apparente) la mia pazienza si assottiglia peggio di quella lama di luce sotto il corrimano. I bambini cominciano ad accasciarsi, Isabelle riprende movimento. Il che non è del tutto un buon segno.
In caso di proiezioni per bambini dovrebbero evitare trailers e ridurre il volume. Ma tant’è. Lo spettacolo finalmente comincia quando la pazienza della petite finisce (e anche la mia).
Cantano. Nel film cantano e poi cantano e poi cantano, e comincio a sospettare che non solo i trailer ma anche il film stesso sia del tutto inadatto a una bambina di tre anni. E a sua madre, notoriamente allergica al Kitsch e ai musical (questo film è entrambe le cose).
Dopo mezzora di strenua resistenza porto la piccola fuori, con vistoso sollievo anche della sottoscritta: vederla saltellare euforica su quelle piastrelle gialle e grigie è il momento di maggior sollazzo per entrambe. Ci mangiamo le scale su e giù e poi ancora giù e su, e poi vorrebbe mangiare davvero ma non ho soldi con me, e poi si potrebbe uscire che qui dentro ci sono un paio di botteghe chiuse e null’altro ma ho lasciato la giacca in sala, e poi… dai Isabelle, adesso rientriamo.
E non è cambiato niente: i miei figli e il loro padre si sono ridistribuiti sui sedili ma per il resto i personaggi cantano uguale a prima, Sarah è a peso morto quanto prima, il film è mostruosamente lento quanto prima. E lì arriva, lapidario, il verdetto di Mathias: “All’intervallo andiamo via.”
Vaglio: Isabelle a pezzi versus noi fatti a pezzi dagli altri due. Ma errare è umano perseverare è diabolico, lui ha ragione (meglio sarebbe stato non avere torto prima), è meglio tornare a casa ammettendo il fiasco. Insomma: abbiamo toppato alla grande.
Il suddetto insuccesso ci costa una scatola di patatine e la promessa di pizza per cena. Cena ormai prossima visto che – sempre grazie alla mezzora di trailer – abbiamo già fatto le otto e un quarto.
In macchina lascio sbollire Patrick e Sarah, ripenso al nostro ingresso al cinema: “Ascoltate, stiamo facendo una bella cosa, mi aspetto che, usciti di qui, nessuno e dico nessuno si lamenti, mi aspetto gioia e riconoscenza, stasera. Senza se e senza ma.”
Aggiorno la mia raccomandazione: “Ok, papà ha sbagliato. Per penitenza non può arrabbiarsi né lamentarsi per tre giorni.”
Patrick e Sarah se la ridono. Mathias acconsente.
“Che non vuol dire che potete fare tutto, eh? Solo che lui non può arrabbiarsi. Semmai mi arrabbio io.”
E così siglo la mia condanna: per tre giorni dovrò sedare liti e disobbedienze da sola. Questo cinema ci è costato un casino.
Commenti 11
Ah ah ah, sei riuscita a far sembrare divertente una esperienza difficile! In effetti, da quel che poco di pubblicità che avevo visto in TV, non sarei andata a vedere proprio quel film. Molto meglio un cartone animato. Al ricciolino piace molto andare al cinema ma è molto selettivo: vuole essere sicuro che sia un cartone che lo interessi, nel dubbio mi dice che è meglio stare a casa….più saggio di sua madre! Povera Isabelle, non proprio un bel battesimo del grande schermo, ma almeno lo dimenticherà presto!
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Giulia saggia donna! A me è spiaciuto il flop colossale perché era anche la prima volta che c’ero anch’io coi bambini (oltre al battesimo cinematografico della piccola, come dici). Ma che sollievo venir via, avrei retto a fatica 🙂 Ai due grandi il papà ha promesso “vi porto a vedere il pezzo che manca” venendo via. Ovviamente per farlo pagherebbe nuovamente il biglietto intero. Ma, puoi credermi, alla pizza stavamo già parlando d’altro, e i bambini non ne hanno più fatto parola. Gli è evidentemente dispiaciuto moltissimo lasciare il cinema, l’evento… non quel film.
La prima volta che ho portato Sofia al cinema dopo 40 minuti di spot e 10 di film mi ha detto ‘che noia mamma! Andiamo a casa?’ Era Rio2…. poi però é migliorata e nonostante non stia ferma un attimo il film lo guarda tutto…. giusto stamattina avevo letto una recensione positiva sulla Bella e la Bestia…. ora palla al centro!
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Ah! Grazie Elena, parole preziose le tue… e di immenso conforto 🙂 In effetti secondo me a tre anni un film vero e proprio (cioè non cartone animato) è dura. Conta poi che la bestia faceva paura, c’erano scene non adatte alla piccola. L’effetto forse sarebbe stato diverso a disegno. Ma forse saremmo evaporati ugualmente a metà proiezione. Se ami i musical comunque le sceneggiature sono eccellenti, ma per me è tetro e lento (oltre che troppo cantato). Ovviamente il mio giudizio è parziale e limitato a metà film… ps: ma Sofia quanti anni ha?
Sofia ne ha appena fatti 7, all’epoca del film Rio2 (cartone) ne aveva 4…
Viola invece è andata lo scorso autunno (2 anni appena) con Sofia e suo papá, mentre io ero a una gara, e non ci credevo ma è stata tutto il tempo a guardare (Pets).
Con Sofia ho visto Inside Out (bello ma noioso) senza proteste, Cenerentola (film) ed era entusiasta, invece il piccolo principe ho dovuto insistere a tenerla dentro fino alla fine…
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Eheh, il Piccolo Principe hai insistito perché ci tenevi anche tu, dì la verità 😉 A me quello è piaciuto un sacco (dvd, comunque, senza l’azzardo della sala cinematografica). Complimenti a Viola (che immagino sia la furbetta di quella foto meravigliosa e cioccolatosa, vero?), due anni una proiezione intera è notevole!
Diciamo che glielo ho propinato come film per bambini ma mi sono presto resa conto che non lo era, non in maniera convenzionale almeno…
Si Viola è la mia secondogenita, la sorellina minore di Sofia
Comunque adesso arrivo sempre dopo le anteprime!
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Fai bene! Ma noi non pensavamo durassero così tanto!
Ti capisco (soprttutto per l’idiosincrasia verso i musical) Noi la prima volta siamo andati a vedere “cicogne alla riscossa” che per me è stato molto divertente, ma mia figlia si è spaventata a morte per una scena con i lupi. Vorrei ritentare l’esperienza, ma stavolta mi riprometto di leggere prima attentamente la trama del cartoon …
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Meno male, non sono l’unica… Sì, secondo me bisogna tener conto che tra volume alto, ampiezza dello schermo e scene troppo realistiche, l’effetto cinema può essere “troppo” per i piccoli (d’altronde il plusvalore del cinema è proprio quello di un coinvolgimento ben diverso dal piccolo schermo). Devo dire che, nonostante la mia curiosità iniziale, se Isabelle avesse resistito ci sarei rimasta anche un po’ male: mentre mi stufavo pensavo che tutto sommato trovare una bambina di 3 anni pronta a restare ferma davanti a una proiezione per due ore… vorrebbe dire che oggi si abituano davvero presto a stare impassibili davanti a uno schermo.