MEGLIO UN CAFFÈ SERENO ALLA PUZZA DI M. CHE UN CAFFÈ FREDDO CON UN BIMBO IN BRACCIO
Non capisco quelle madri che si lamentano di avere poco tempo per sé (io). Tutto sommato bastano due nozioni basiche sui bambini per giostrarsi al meglio.
Un bambino: che cosa fa un bambino? Di norma 4 semplici cose: dorme, gioca, mangia, caga.
È in questo traliccio elementare di bisogni primari che, se scaltra, potrai ritagliare la tua piccola evasione.
Quando dorme
lascia passare un lasso sufficiente a essere certa. E non troppo da essere nuovamente incerta.
Ho pagato con caffè riscaldati fino a sei volte il mio temporeggiare.
Lo spazio franco è una lingua sottile, come sottile è il confine tra il sonno e la veglia.
Lo stesso dicasi per il gioco.
La regola numero 1 prevede che mai e dico mai si intervenga a congratularsi per uno slancio di indipendenza del figlio:
nel momento in cui incassa i vostri complimenti l’avete già – involontariamente – estratto dalla sua bolla sospesa, è atterrato sul pianeta della realtà. E quel pianeta si chiama mamma: siete voi.
Controllate clandestinamente che stia effettivamente giocando, attendete quel tempo necessario a sincerarvi che il gioco non gli abbia già rotto i coglioni e che sia un gioco sicuro: che non abbia parti piccole passibili di essere ingoiate, o troppo grandi e pericolose se le scaglia. Ma anche e soprattutto, verificate che non ci siano: tappi troppo duri da svitare, parti da incastrare, buchi da azzeccare, o qualsivoglia inghippo che possa esigere il vostro intervento. Una volta fatte queste considerazioni fiondatevi sulle vostre faccende. Prima che si annoi.
Quando mangia:
dimentichiamo la convivialità, oppure limitiamola ai pasti cardinali.
Sfruttare gli spuntini attorno ai quali si sviluppa goliardicamente l’intera avventura dell’infanzia è cosa buona e giusta, per spiaggiare cautamente sui cazzi nostri.
Sistemate l’infante al suo posto, ponete dinanzi a lui almeno tre cibi diversi, scartati solo in parte, in modo da assicurarvi che non s’incendi per l’impossibilità d’apertura, ma che si glori di quello strappo gaio che fanno le merende quando le svergini. E da guadagnarvi dai cinque ai dieci secondi di libertà in più. Siate attente che le merende non siano eccessivamente aperte o eccessivamente sigillate:
ho passato mattinate infernali di fronte a colazioni inevase per via di strappi eccessivi.
Fornite l’abbeveraggio. Prevedete in anticipo le mosse e i bisogni del nemico. I tovagliolini siano a distanza di mini-braccio, il bicchiere sia mezzo pieno: sarebbe un vero peccato dovervi interrompere perché avete dimenticato da bere. Come per la merenda, il pieno eccessivo potrebbe causare danni, due dita taccagne e prudenti potrebbero costarvi di alzarvi e rifornire. Provvedete a un secondo bicchiere di scorta nel caso il primo si rovesci e, se dotate di provvidenziale pessimismo (cioè se siete realistiche) posteggiate anche un rotolo di carta cucina già pronto per asciugare. Ricordate: quanto più sarete lungimiranti, tanto più lunga e indisturbata sarà la vostra pausa.
Quando caga:
questa è la primordiale legge della maternità. L’intero rapporto madre-figlio si basa su latte e cacca. Col tempo imparerete che
è meglio un caffè sereno alla puzza di m. che un caffè freddo con un bimbo in braccio.
L’importante è aver scelto prima cosa farete nel vostro tempo sacro. Arrivare impreparate può significare cominciare la vera azione quando il cronometro è già suonato.
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