“MA LEI LI PRENDA, I LIBRI. I SOLDI ME LI DÀ UN’ALTRA VOLTA.”
Io arrivo tardi, nelle cose. Un po’ ci sono, un po’ ci faccio.
A me il pienone mi sa di dovere, la grande notizia calamita tutti come magneti sul frigorifero. E a me sta sulle balle. Preferisco stare due passi indietro, guardare da fuori. Vedere la calca sciocca degli avventatori.
E così, tanto per dirne una, io ho deciso oggi di comprarmi la Tesio e Bussola. Lei con l’articolo, lui senza perché in italiano sghembo sta bene così. Adesso, che probabilmente hanno già finito la quarta ristampa.
Prima ci provo con Isabelle, che con certi concetti fa giustamente confusione, e poi mi taccia in quello strappo di sorriso che non puoi far altro: le dai ragione. Andiamo in libreria, Isabelle. Ma mamma la libreria è rotta, è caduto l’albero. (Perché due giorni fa abbiamo scoperto un enorme tronco a sfondare le recinzioni della biblioteca).
Poi mi scappa l’ora, perché chi è in ritardo lo è sempre su due livelli: cronico e acuto. L’acuzie, nella fattispecie, sta nell’uscire di casa alle 12.27.
Ti chiedi perché, di tante botteghe così belline qui nel quartiere in mezzo a gioielli di piccole corti custodite con zelo, la libreria tutto sommato la frequenti quasi meno dell’elettricista perché le lampadine le prendi al Carrefour, del macellaio perché non sai comprare un taglio di carne, del corniciaio perché ti basta un plexiglass del Brico.
La verità è che il marito c’ha l’ufficio sfigatamente strozzato tra Feltrinelli e Mondadori, e ci si può accampare nelle pause pranzo in cui non si srotola sul tappetino yoga, e mille volte hai pensato lo raggiungo, un pranzo insieme e poi mi vado ad annusare tutta quella carta stampata. Ma non l’hai mai fatto. La verità è che, pur avendo una libreria qui, ti riesce più facile usare internet, salvo poi inchiodare sulle note di spedizione, quando improvvisamente rammenti di non avere la portineria, che il tuo citofono è rotto da sempre, e che comunque non sopporti di aspettare i fattorini.
Comunque esci a passo vagamente urgente e, sebbene siano le 12.29 in punto, il punto è che la bottega è chiusa. E inizi a ricordare il bello e il brutto dei piccoli commerci.
Sarei tentata di chiedere al marito, e invece il giorno dopo ci riprovo, questa volta con tutti e 3 i figli. Perché poi è un po’ come il lavandino otturato, che quando finalmente lo sturi l’acqua non si ferma più. E questi libri li voglio, lì e adesso.
Non è lunedì, non è mezzogiorno, non sono passate le diciannove. Non ci son cazzi.
Sull’ultimo metro la padrona attraversa davanti a noi, lasciando il negozio. La prendo al volo, che fa, dove va, ma è aperto, vero?
Non c’è problema, mi dice, che tanto c’è la Luisa.
Ci incastoniamo nel mezzo metro disponibile, entrando a turno, poi lancio il mio appello a colpo sicuro.
– Bussola? Eh?
– Magari conosce la Tesio.
– Sì, questa sì.
Si ap-presta al computer. La Luisa. Che di “presto” non ha nulla.
– Bisogna aspettare la padrona, io non son capace.
– Ah.
– Ha detto che tornava subito.
– Sì l’ho vista, ha detto che tanto c’era lei.
– Vediamo…
– Prenda nota.
– Sì, allora, diceva…
Scrive su un foglio già pieno. Digita nuovamente, ma la ricerca non dà risultati.
Un po’ mi fa pena, la vedo che è in difficoltà. Senta se vuole vengo io.
– Con questa tastiera… non leggo niente. Allora vediamo.
– Sì, bimbi, adesso andiamo a far merenda, un secondo.
– È che era meglio aspettare la padrona. – Respira senza affanno.
– Un attimo bimbi, adesso andiamo.
Mondadori, Feltrinelli, megastore galleggiano nella mia impazienza.
– Non lo trovo.
Senta, adesso vengo io e la facciamo finita.
– Ah, ma perché ho scritto… ah, ecco, avevo scritto Tesio sbagliato. È per quello.
È per quello.
– Va bene, allora me li ordina?
– Sì, va bene.
– Mi chiamo Maddalena.
Non scrive.
– Ehm… Capra.
Scrive Capra.
– Va bene, grazie, arrivederci.
Ma anche no.
Manovre di disostruzione ingresso, veniamo via. Sarah commenta dovresti fare la librista, mamma.
– Amore, preferirei fare la scrittrice. Perché la libraia?
– Perché scrivi veloce. Così non aspettavamo tutto quel tempo.
Fortuna che c’era la Luisa.
Quella che inizia presto, finisce presto, e di solito non conosce un libro.
Nota a posteriori: il flebile vantaggio della piccola libraia emergerà qualche giorno dopo, quando mi concederà i libri ordinati a fronte di un bancomat morto e pochi euro contati per le focaccine dei pupi.
– Non ho la linea, vede?
– Ah.
– Ma lei li prenda, i libri. I soldi me li dà un’altra volta.
Commenti 4
Ma sai che il libro della Tesio ho “tribolato” a trovarlo anche alla Mondadori? forse perchè anche io come te arrivo in ritardo nelle cose … e in questo periodo anche a leggere i tuoi post, non riesco a starti dietro, sei troppo veloce per i miei ritmi da bradipo 🙂 Comunque questo sulle piccole librerie è delizioso!
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Lo so, dei miei ritmi, dico. E’ solo che ho un sacco di post arretrati, più quelli che scrivo ogni settimana, e ovviamente alcuni li mollo, ma molti magari ci ho perso tempo, anche per cercare la foto, per preparare tutto il contorno (tags, description, etc), e se da un lato non voglio essere pedante, dall’altro lo sento come un piccolo torto a me stessa se butto via roba cui ho dato valore. Sei molto cara 🙂 Un giorno andremo a ruba anche noi, nelle librerie. (?)
Non ti devi giustificare! Se questi sono i tuoi ritmi è giusto che li rispetti, soprattutto se hai lavorato tanto per preparare i post. Io ho poco tempo per scrivere perciò pubblico (e leggo) quello che riesco. Ti aggiorno presto in privato per venerdì, non mi sono dimenticata. un abbraccio!
Author
Certo, contavo anch’io di scriverti in privato 🙂