PERCHÉ INSEGNARE LA POESIA ALTRUI E TACCIARE LA VOSTRA?
Quando dico che la scuola irrigidisce, non lo dico a caso. C’è una certa, consistente confusione tra disciplina e repressione. Disciplina vuol dire stare seduti e ascoltare l’insegnante, per esempio. Disciplina significa rispetto, ottemperanza alle regole. Disciplina è anche – e aggiungerei purtroppo – un grembiule che resterà candido dal lunedì al venerdì se non per una traccia incerta di pennarello. O, ancora, suonare una campanella che è retaggio dell’era industriale, della fabbricazione di oggetti e operai in file ordinate.
Io, per esempio, il rigore lo cercherei in sedie che non dondolano, in schiene diritte, in penne impugnate con le dita al posto giusto. Invece questi aspetti rimangono marginali, Patrick quando scrive è arrotolato sul foglio come un vermicello, Sarah tiene la biro con almeno un dito di troppo, e quando sfidano la sedia su due gambe, riescono a sembrare teppistelli, di quelli da ultime file, da battaglie navali nascoste tra i banchi.
– Ma non ti correggono come tieni la penna?
– No.
Poi capita che fanno un tema, e i bambini ci mettono la poesia. Che non è un errore.
Un verbo originale, una dissonanza che gli viene così, come un riso buono, senza cercarla, senza mostrarsi. Le poesie dei bambini hanno una freschezza che non si può riprodurre.
E la maestra corregge.
Sarah ha scritto un testo, ieri, l’ha inventato da zero, il titolo, il soggetto: “Una bambina creativa”.
Questa bambina ama i lavoretti e ci gremisce la casa. Questa bambina ama il venerdì perché si fa Arte Immagine a scuola. Questa bambina ha i capelli rossi e una maglietta con un fiore grosso e poi almeno cinque o sei cuoricini. E se non fosse per i capelli questa bambina è Sarah.
Che scrive: “La sua casa era quasi inondata di lavoretti”.
Solo che inondata ha su una bella riga rossa, e sopra la riga rossa campeggia la correzione PIENA.
Non studiate forse le poesie, a scuola? Le filastrocche e tutti quei branetti da imparare a memoria?
Perché insegnare la poesia altrui e tacciare la vostra?
Io a lei lo dico, Sarah “inondata” era molto più bello. Lo sai perché te l’hanno corretto?
Le traccio un 3 su un foglio. Pulito, neutro. Un tre come lo scriverebbe un adulto zelante. E poi un altro 3 con le ombre, un ricciolo. Ma pur sempre un 3. Leggibile, allegro, personalizzato.
– Per le maestre è più facile che tutti scriviate nello stesso modo. Che ognuno faccia un 3 che è solo un 3. Come i computer.
Lei sorride, non so se ha capito.
Essere creative non è un errore. Fare poesia non è un errore. Le parole sono tracce, segni, hanno un loro respiro.
I bambini, seduti, col loro grembiule, lo sanno meglio di noi, le lasciano libere. Ma è doveroso sederle, anch’esse, ogni vocabolo al suo posto. Anche loro dentro a un grembiule.
Commenti 6
Ciao Maddalena!
hai proprio ragione. La scuola non riesco a vederla come un luogo dove far emergere le potenzialità dei nostri bimbi. Insegnare ormai è un lavoro. L’ambito posto fisso. Sicuramente ci sono ottimi insegnanti, ma anche loro iniziano essere delle eccezioni. Le eccezioni che confermano la regola.
Tutto viene standardizzato, regolarizzato, omogeneizzato.
E’ un peccato perchè è proprio quando sono piccoli che i bambini buttano fuori tutte le loro potenzialità, e se gli dicono che hanno sbagliato, le potenzialità si dimenticano. Si nascondono. E poi dovresti tirarle fuori quando ormai le hai talmente sotterrate che non ti ricordi nemmeno più quali sono.
Un saluto
Lorenzo
P.S. “inondata” é molto più bello. Ti da l’idea di una camera ricca. “piena” mi da l’idea di una camera in disordine……
Author
Ciao Lorenzo, esatto: standardizzare, omologare… Già non c’è spazio per differenziare l’insegnamento in base all’allievo, ma almeno rispettare gli exploit sarebbe il minimo!
Secondo me ha ragione Sarah, inondata è una pacifica invasione di creatività che poi si ritira lasciandondietro di sé , come resti, lavoretti sparpagliati. Piena presuppone un vuoto da colmare e riempire …la maestra.non ha capito nulla. E io, ancora una volta, sono d accordo con te, anche sulla interpretazione del rigore come.formalismo e standardizzazione. Pero temo che sia un retaggio politico…
Author
Grazie Giulia… le maestre non hanno voglia di capire, anzi di sentire, percepire: eppure io credo che anche nell’istruzione le regole sono regole ma c’è un margine bello grande per il cosa e il come: dove i bambini potrebbero davvero “essere”. Sì, sono retaggi antichi, oggi si studia informatica, inglese, ma l’istituzione scolastica nel complesso non è cambiata, sempre grembiuli, campane che suonano, banchi allineati, linee rosse sui presunti errori, compiti a casa. Ormai conosci anche tu questa realtà.
Inondata scritto da una bimba cosi piccolo è straordinario! Continuiamo a riempire le pagine di racconti inventati con parole nuove ed originali e se la maestra in quel momento non riuscirà a percepire la poesia non importa perché la poesia farà parte della bimba e crescerà in lei… E quante volte ci scontreremo con realtà che non riusciranno a darci il giusto valore o la corretta valutazione però ciò che abbiamo dentro e continuerà a crescere dentro di noi nessuno potrà togliercelo… Quindi sarah romantica e poetica continua a scrivere i tuoi pensieri con tutte le parole che senti dentro di te… ❤️ Maddalena anche Anna si siede male nella sedia e quando fa i compiti a casa continuo a dirle tieni bene la matita.. Tieni bene la penna perché a scuola devono andare veloci non c’è tempo e io mi chiedo perché? Tutta questa fretta dove porta? anche se ci si ferma un attimo per insegnare ai bimbi a prendere bene la penna e la matita poi gli resterà per sempre. Se imparano a scrivere bene poi scriveranno sempre bene… Un abbraccio forte
Author
Hai ragione su tutto e si sente che sei molto dolce… La fretta (soprattutto sui piccoli) è qualcosa che non concepisco nemmeno io. A maggior ragione considerando che poi, da adulti, cerchiamo così spesso di rallentare e facciamo fatica proprio perché siamo stati cresciuti a fare veloce, efficienti… I bambini, di loro, di fretta non ne hanno. La matita o la penna Sarah la tiene malissimo ma, appunto, non gliela correggono. Quanto alla poesia mi auguro proprio che sia nella sua natura, e che rimanga, per poi esprimersi in qualsiasi modo, a parole, in musica, in arte, come vorrà. Ma penso anche che sia necessario validarla: se nessuno le fa notare che la maestra ha “peccato di tecnicismo”, l’alunna imparerà dalla riga rossa che quello che ha scritto è sbagliato. Un abbraccio!