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Altre Verità

La prospettiva dei giorni

“SONO FORTUNATA” E IL SUO SORRISO SONO LE DUE COSTANTI CHE RITORNANO

 

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Ci abbiamo messo un po’ a uscire. Anche mettersi d’accordo su quale parco scegliere sembrava difficile. Di tre ne hai sempre almeno uno insoddisfatto. Almeno uno che piange.

“Il vestito lo metti fuori, Sarah.” Brillantini che sfarinano ovunque, lo puoi infilare in casa solo se è sabato, giorno di pulizie.

Un dito sbucciato, una piccola a terra prima ancora del cancello. E poi un altro lamento, hanno cambiato idea, quel parco scelto con zelo per accordare tutti è già superato nel loro immaginario. Perché non le papere del lago, no non voglio, io sì, e tu Isa? Lei piange intorno al suo dito sbeccato.

Perché è così, adesso. Per un po’ è così. La vita ha queste fondamenta, questa filigrana nei giorni. A volte forbici imprecise tagliano il progetto che c’eravamo fatti, altre ti mettono su uno sticker, sai, una bella principessa, una farfalla, arriva il buio e fa pure luce. Che ti sembra di aver vinto senza nemmeno meritarlo. La vita coi bambini è questa roba qui, è la giostra. A dispetto delle battaglie.

E allora arrivi al parco che un po’ sei già stufa, un po’ pensi a dopo. Dopo questi tempi, questa sfera sicura questo girotondo. I tempi che verranno, i tuoi genitori che invecchiano, i figli che crescono. Separazioni, perdite. Ché siamo tutte brave, i nostri gruppetti su facebook, le nostre sagre, incazzarsi per una madre vegana che ha fatto scelte diverse, coccolarsi e gloriarsi per la cacca di un figlio nel vasino. Però a volte pensi oltre, e già lo sai, che in fondo si sta bene su questa gondola, che infili i canali e tutto sommato quale maremoto s’insinua qui dentro?

Quando l’ho vista arrivare l’ho riconosciuta subito. Ho una buona memoria fotografica, i visi non mi scappano mai. Perdo il nome, di solito, invece sta volta il ricordo non m’inganna, la imbrocco al primo colpo: “Ciao, V.”
Quella mi scruta da dietro gli occhiali scuri, tentenna.
“Sono la madre di Patrick.”
Allora sorride. Mi ha ritrovata nella memoria.

“Hai tagliato i capelli?”
Si comincia sempre da una cosa qualunque. Potevano essere gli occhiali da sole, la giacca nera, il caldo di oggi, com’è cresciuto tuo figlio. Invece ho scelto i capelli.

“Sì, no, è che sono stata malata.”

Non c’è molto da intuire. Se non è un terrorista è un cancro, a beccarti. Le ha preso un seno, un intervento, un ciclo pesante di chemio. In questi giorni è la terza che sento. Dal vivo. Poi ci sono quelle sul web. Le riconosci, hanno voglia di parlare, sono uguali a noi altre, ma una spanna sopra, le hanno investite dei superpoteri. Forse te li danno insieme alla sfiga.
C’ha voglia di parlare, anche lei. Si affaccia come una colomba, un sorriso nel becco:
“Sono stata fortunata. Sono stata benissimo. Solo i capelli.” E così riparte da quelli.

Non se ne vanno pian piano. Li perdi tutti insieme. In un giorno. Non lo sapevo. Non hai il tempo nemmeno di abituarti. Non sai quando, sai solo che succederà. Sei lì e aspetti.

Lui le taglia il poco che resta, le ciocche salvate alle dita, lei s’infila la parrucca che aveva già comprato. Poi esce, tutti i giorni. Anche in quelli di chemio. Porta il figlio a scuola, va alle sue terapie, torna a riprenderlo. Quel ragazzetto dell’età del mio che ora dondola sull’altalena: “L’ha presa bene, l’ho messa come un gioco, ci passavamo la parrucca.”

Sorride di nuovo.

Ogni tanto si lamenta del caldo, da quella sua giacca scura. Di nero o di bianco si veste, ma i colori li ha sottopelle. Qua e là intercaliamo con l’età dei figli, la scuola. La Isa avvinghiata a me nel suo dito ferito, la sua timidezza verso gli estranei. Poi torniamo lì.

Le sono diventate le unghie nere, ha perso qualche decimo: succede anche questo. Particolari che io non so, perché sono ancora nella parte del mondo, del popolo che sta sulla terra ferma. Che pensa ai brillantini di un vestito, al parco da scegliere. Che ora la guarda come una zattera lontana mentre racconta: l’aveva quasi finita, la chemio, un giorno va da suo padre, entra in casa: “Papà!” Una volta, due, tre. Sono le ultime volte che lo chiama.

Lei guariva e lui se ne andava. Così, ha fatto come i capelli: tutto in una volta. Quel dopo a lei le è già arrivato addosso, le ha fatto la festa tutto insieme. E non è che un padre è solo un padre, solo perché sei grande, non sei più bambina. Un padre ti lascia orfana comunque. Fanculo l’età.

E adesso tra la sua panchina e la mia c’è un fossato, e sopra il fossato una storia.

Ma lei sorride ancora.

“Sono fortunata” e il suo sorriso sono le due costanti che ritornano di continuo in mezzo a questo discorso caduto in un parco a mezzogiorno tra due donne che nemmeno si conoscono. L’abbiamo capito entrambe, che qualcosa di buono le è rimasto dentro, che ti rispunta fuori come un’erba buona nella gramigna.

E al di là del fossato è il suo, il vero castello.

“Non puoi non pensarci, vero?”
“No. Ti cambia la vita. Non puoi più non pensarci.”

Le dico sei una gran donna, io che fatico nei cambiamenti noti, che ci starei a vita, sulla mia giostra collaudata di bambini, che un imprevisto se mi arriva dove lo metto. Non ce la farei.

“Devi farcela per forza.”

Continuo a vedere la sua espressione, la luce che io perdo in cazzate da poco. E per un attimo sei diversa.

Solo che poi arrivi a casa: “Sarah levati il vestito fuori, non mi sporcare.”
Una focaccia per uno in terrazzo. Buoni, non gridate. Patrick smettila. Non fatemi arrabbiare.

Qualcosa di nuovo?
Ti avviso io: a caso, quando capita, una vetrina degli ultimi post!

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Commenti 8

  1. Gisella

    Mi hai fatto sentire li con te. Emozionante.
    Mi fai riflettere davvero
    Spesso ciò che non ci è noto ci sembra incomprensibile e lontano…..

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  2. veroveromamma

    una mia amica ha affrontato tutto questo senza farsi mai vedere debole …connoi amiche ha pianto a uralto e siè fatta vedere fragile ma fuori con il mondo lei è stata una roccia una leonessa che morde la vita con i denti, ha continuato a pirtare il figlio a scuola e a karate e ai compleanni …. parrucca capelli corti ssimi….. fisico che cambia esmpre ilsuo rossetto rosso e il suo sorriso
    lasua forza è stata per mem motivo di riflessione e lei è una grande.
    le donne sono forti e sio mi sono semtita fortunata a starle affianco in quel momento..

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      Maddalena Capra Lebout

      Sicuramente c’è molto da imparare. Credo che la vostra amicizia sia cambiata dopo questa esperienza… Quello su cui riflettevo però è che purtroppo tendiamo naturalmente all’autoconservazione, per cui spesso finché non siamo colpite in prima persona difficilmente sappiamo cambiare prospettiva.

  3. mrsbean73

    Emozionante, lacrime galleggianti leggendo di questa gran donna e di un papà che se ne va, tutto d’un colpo e anche se non sei più bambina, bambina ci ritorni in un attimo.
    Che bello stile, che bello scritto! brava!!!

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