L’OBBEDIENZA MUTA È UNA FORMA SOCIALMENTE ACCETTABILE DI DISONESTÀ
Io non starò mai zitta.
Questa storia che i bambini devono vedere adulti sereni non vuol dire che l’adulto dice «non si può», sorride e amen.
I bambini hanno bisogno di vedere che vi infuriate. Per cose vere, giuste. Sacre. Come i loro diritti.
I bambini non vogliono un genitore giocattolo. Un Playmobil. E nemmeno un’educatrice giocattolo.
Quando dite che non potete vederli, dovete mostrare che avete il cuore a pezzi.
Tirate fuori quel cuore bucato da ordini assurdi. Mostrate i buchi.
Perché se no, non siete credibili.
Questa di mostrarvi serene è una cazzata.
I bambini lo sanno, che i grandi si arrabbiano. Vi hanno già viste sverse perché erano disordinati, perché hanno tirato un calcio al fratello, al compagno. Perché hanno risposto male. Perché quel giorno avevate le vostre preoccupazioni e magari – nella vostra ingenuità da adulti – avete creduto bene che ai bambini non spettasse sapere che avevate la luna storta per i fatti vostri. E invece io penso di sì.
Ogni volta che lasciate un non-detto, il bambino lo riempie di suo.
Un NO può diventare un:
📍«è colpa mia»
📍«non lo merito»
📍«ho sbagliato qualcosa»
📍«forse quello che desidero è sbagliato»
📍«quello che desidero non è importante»
📍«se è vietato, allora forse meglio non fare domande».
I bambini vi hanno già viste, incazzate. Forse per mille futili ragioni.
Allora adesso, se non altro, mostrate la rabbia per ragioni altissime. Mostratelo, quel cuore che perde.
Perché è un modo per vincere.
Perché fare due video di lavoretti che poi eseguiranno coi genitori, leggere un libricino a giro con altre dieci maestre, è apprezzabile e di valore, ma non è nulla che già non sia vostro dovere.
Perché siete pagate. Per fare qualcosa.
Ma essere «presenti» è anche altro.
Non c’è distanza peggiore: di quella emotiva.
Non c’è sconfitta peggiore: di chi non lotta.
Non c’è peggiore lezione di questa: insegnare l’obbedienza muta, il sorriso salvatutto. Una forma socialmente accettabile di disonestà.
Pensieri rotondi
Qui sotto un estratto di una conversazione con un’educatrice:
«Avrei voluto vedere che le ricerche che in molti personaggi e scienziati stanno facendo e divulgando sulla non contagiosità dei bambini, piuttosto che qualsiasi altro modo per difendere i loro diritti, vengono promosse e diffuse anche dalle educatrici: non cambierebbe il divieto di vederli, cui vi sottoponete, ma dimostrerebbe che siamo uniti a lottare. Invece è questa obbedienza, senza battersi, senza prodigarsi, che mi ferisce. Un divieto… vi basta questo e vi fermate? Dove sono, sulle vostre bacheche, le ricerche degli studiosi? Dove sono i testi per la difesa dei bambini? Dove sono, le rivendicazioni o almeno le espressioni accorate ed empatiche verso i loro diritti? Questo, io dico: il divieto è una cosa, ma io vedo silenzio. Le educatrici di mia figlia si sono limitate a dire che è vietato. Punto. Se dicevano che oggi piove, era la stessa cosa.
Per esempio vi siete informate se è legalmente accettabile che la vostra vita fuori dagli orari scolastici possa essere oggetto di divieti?
Se il mondo si fosse fermato per un divieto, saremmo rimasti a secoli fa.
Avete davvero così paura? Cristo santo mica dico di fare un festino a tutti i costi, se non ve la sentite. Ma voglio vedere che le educatrici cui ho affidato i miei figli, e che loro amano, si battono, si informano, si esprimono. Il diritto di parola e di espressione non vi sarà mai tolto!
Dov’è, la vostra tempra? Dov’è, il vostro fuoco? Quello che mettete nei sorrisi, negli abbracci, negli anni e nei cuori, nel vostro lavoro? Tutto fermo per un divieto?
Nessuno può vietarvi tutto.
Ma io… non ho visto nulla».
«Infatti ne abbiamo parlato più volte con chi di competenza. Noi siamo funzionari e le normative vanno rispettate, perché ne paghiamo penalmente. Noi con voi dobbiamo mantenere una linea. I nostri desideri, sono stati portati avanti nelle opportune sedi».
Termino osservando che «con voi dobbiamo mantenere una linea» è una ragione che non comprendo. Che i vostri desideri sono stati portati avanti «nelle opportune sedi» è un’altra linea di condotta discutibile: voi non dovete rispondere solo dinanzi ai vostri «superiori» ma anche a noi genitori e ai bambini, a noi tutti che in voi abbiamo riposto fiducia.
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