STORIA DI UN PICCOLO ORRORE
Da lontano sembrava la M., la ex vicina di casa, infestatrice di aree comuni, merdaiola coi suoi tre cani di ogni taglia che addobbavano il suo giardinetto di numerose, incalcolabili, discutibili sculture “organiche”, qualche asciugamano sulla ringhiera, lo stendipanni come in un campo rom. I capelli cortissimi, platino-neri, un po’ striati, qualche piercing abbastanza invadente da vederlo a distanza, luccicare sotto il sole mattutino come una spada. Al guinzaglio uno solo dei cani. Accanto: un’amica.
Mi guarda senza posa, dritta, ferma. Nel suo avamposto.
Perché mi guardi così? Sarai mica ancora incazzata che ti ho fatto mandare almeno cinque richiami per indecenza condominiale dall’Amministratore?
Sto alta anch’io, le tengo gli occhi, duelliamo, nella mia interpretazione, senza suono né armi.
Non ho niente contro i cani, il punto è che certi padroni sono di quella specie lì, infestatori, donnine invisibili dietro a stuoli di tatuaggi, parolacce tra le quali a fatica rintracci il soggetto della frase, insulti e bestemmie sciorinati al primo, timido “Scusi, può mettere il guinzaglio al cane?”
Ripasso a mente le mie ragioni, affilo il linguaggio, mi faccio le unghie. Sono pronta.
Isa misura la piccola rampa della biblioteca, e finalmente la presunta ex-vicina si av-vicina. Amica al seguito. Cane, anche.
E non è lei.
Due pali della luce ficcati di traverso nei lobi, i capelli che le avevo osservato, un numero imprecisato di decorazioni sul derma, le braghe da sfigata volontaria (quelle che vogliono fare le mortaccione di proposito), ma tutto sommato un viso dolce che riscatta tutto, si appella a quella voce sottile, un po’ bambina.
– Scusa, le ruote dove le compri?
Le piace il passeggino.
Mi piace sempre parlarne. Non so perché proprio le ruote, ma mi sta bene. Il mio è un passeggino ultra-glamour, fatto in Nuova Zelanda, l’unico che avevo trovato quando mi stava per nascere Sarah, e Patrick era ancora piccino, e ci volevano due posti, e quelli doppi, gemellari, non valevano la pena, i marciapiedi qui sono larghi due spanne, i passeggini a treno servono solo se vuoi accoppare chi sta seduto davanti al primo attraversamento.
E così – perché no? – vedi che non mi fan nulla quei mille tatuaggi? Vedi che in fondo amo i quadrupedi? Vedi che ti scambio due parole come niente, che la mattina parte sempre un po’ in sordina, due vecchi al parco sotto il pergolato, un giro di briscola, una ragazza in età da università sull’altalena. Ma poi ti incontri una coi capelli bicolore e ci fai bar. Mi piacciono gli incontri fortuiti.
Le gomme, quando si bucano, le rattoppa mio marito, ci mette quella colla speciale, quella delle biciclette. Se invece si rompe qui – vedi? – proprio il cerchione, allora la compro tutta, la prendo online.
– Ma online dove, tipo che vai sul sito?
– Cerchi i ricambi, sì.
Non guarda il resto del passeggino, non guarda mia figlia in tutta la sua prorompente buffaggine. Però che cosa vuoi, farò finta di non vedere che fumi, magari non sei tu, è la tua amica, qui, che è incinta. Nessuna maglia tradisce alcuna piccola pancia, ma tempo al tempo. Hai bisogno d’altro? Oppure una sorella, tua sorella. Un bel regalo, dai, sei generosa.
Abbiamo quasi finito, lei si congeda, ringrazia che per poco le manca solo l’inchino. Non la facevo così cortese.
Sta già andando, il grande cane chiaro punta la fontana. Devo voltarmi un po’ per chiederle, amorevolmente: – Ma è per te?
Non ho resistito.
– No, per lei.
Punta la bestia. Sorride.
Dieci minuti di spiegazioni e istinto materno a diffusione sperperati nella mia logorroica ingenuità.
– Ah!
Sorrido anch’io, un sorriso che non mi conosco, mi esce un vocino che somiglia al suo.
Poi vengo via.
Arrivo a casa che faccio ancora in tempo a vedere la mia faccia allo specchio: gli occhi dilatati come quando ti operano la miopia al laser, la fronte addensata in molteplici rughe, la bocca rimasta aperta, così, sbava come quella della signorina in attesa del passeggino. Non si è mai richiusa per tutto il tragitto, si è ingoiata una dozzina di piccoli insetti volatili.
Commenti 2
Troppo divertente!!! Grande! Mi hai fatto morire 🙂
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Io piango, invece 😉