Caro feto,
sono consapevole delle tue ancora ridottissime capacità di comprensione. Dicono che “i bambini capiscono tutto”, ma tu e io lo sappiamo benissimo, che è un modo come un altro per spaventare le madri, oppure per innamorarle oltremisura (neanche ce ne fosse bisogno).
Però, nell’attesa che tu approdi sulla terra ferma, ho pensato di stilare un piccolo vademecum che non importa se apprezzerai o meno, ma può orientarti nel difficile mondo dell’essere figlio.
- Tua mamma ha due tette, non di più. Consumata una e l’altra, per favore, acquietati.
- Esiste anche un papà: non te ne frega niente. Ma a lui frega più della sua stessa vita. Basteranno pochi minuti, e vi apparterrete. Non dimenticarlo. Nemmeno, anzi soprattutto, di notte.
- Quel finto capezzolo che sa di gomma non è un oltraggio affettivo: si chiama ciuccio e, credimi, può incredibilmente salvarti da pene maggiori (tipo una madre in esaurimento nervoso).
- Ricorda la sacra regola del due a uno: ogni due ore di pianto regalagliene una di sorrisi. Ogni due tentativi di addormentarti concedile la vittoria di uno.
- Dalle l’illusione di essere ancora padrona di sé. Bastano piccole azioni: mostrare incontenibile gioia quando ti porta a spasso per commissioni, interessarti o incantarti al carillon sulla sdraietta mentre si fa una doccia, assopirti miracolosamente mentre è al telefono con l’unica amica.
- Il gioco è bello finché dura poco: se sbordi dal pannolino con qualsivoglia prodotto delle tue funzioni corporee cerca di non farla diventare un’abitudine. Alle prime risa divertite e forse perfino orgogliose potrebbero seguire vane bestemmie.
- Per lo stesso motivo, se proprio devi cagare fuori dal pannolino, evita i casi in cui lei è di fretta, e scegli oculatamente situazioni neutre o perfino un po’ noiose tipo mattinate invernali in cui state comodamente a casa.
- Quando verrà il momento di assaggiare cibi solidi fai leva sul suo innato senso dell’umorismo. Fidarsi della sua pazienza e dell’irrefrenabile talento nelle pulizie domestiche può rivelarsi poco efficace.
- Cammina sicuro nel tuo barcollare: puoi contare sulla sua mano i primi tempi e poi, comunque, sulla sua presenza. Però, se puoi, non contare sulla sua schiena.
- Sostienila nei giorni di solitudine: falle la corte in quel modo che solo tu sai. Le irrigherai il cuore.
- Abbi pazienza: ha anche lei le sue lune, ma non credere – nemmeno se te lo dice – che sia colpa tua. O che lei non ti voglia.
- Cercala: non dico solo quando è ovvio che sia così. Quando hai fame, hai sete, sonno, noia, malessere. Quando vuoi giocare con lei, quando hai paura di stare da solo. Quando l’aspetterai all’uscita dell’asilo indossando il più scalpitante dei tuoi sorrisi. Dico “cercala” mentre cresci. Perché tu vai veloce, rapidissimo. Lei, magari, un po’ meno. Guarda, ogni tanto, dov’è rimasta, e tirale la manica.
- Impara da lei e se le vedi qualcosa che ti somiglia, una gioia, una sorpresa, una tenerezza indicibile, sii fiero: quello che impari è secondo solo a ciò che lei avrà, giorno dopo giorno, imparato da te.
Commenti 7
Maddalena, ma l’angelo biondo nella foto, qual è dei tre ??? E’ bellissimo !!! non gli hai ancora divorato le guanciotte di baci ???
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Era Patrick, il mio primo figlio, a dieci mesi. Ora ha 8 anni, di guance non ne ha più 🙁 In effetti era un bambolotto…
la prima e la sesta mi piegano in due dal ridere! Soprattutto la sesta, dato che capita spesso… Anche al nido dove lavoro.
Per quanto riguarda la prima… Eh, triste verità!
Qui ce le passiamo e ripassiamo più volte. Poverine, sono solo due!!!
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La verità è che comunque di latte ne esce sempre, e loro lo sanno! E anche se sono due gocce, chi glielo fa fare di desistere???
Bellissimo decalogo!!!! Vero, sincero, delicato.
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Grazie Giulia… ironico-emotivo, come la maternità, d’altronde.
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