D’altro canto, a ben pensarci, la parola ordine ha la simpatica bivalenza di organizzazione e comando
Edgar (il maggiordomo), ha pensato bene di andare in vacanza per due settimane. Che sfiga. Proprio adesso, che la stagione impone un cambio abbigliamento, Isabelle esce dalla tappa dei sei mesi e naviga verso la successiva, dei nove, Patrick ha cominciato la scuola, e Sarah ha un armadio pieno di roba passata dalle cugine norvegesi senza alcuna supervisione materna che filtri tra “usato come nuovo”, “usato accettabile” e “improponibile”.
Mi sembra ancora di sentire mia madre che, zoccolando per casa, m’inseguiva a cadenze regolari intimandomi: “Fai un po’ di repulisti!”, frase che il marmo gelido sotto i suoi passi riecheggianti ingigantiva a dismisura come l’ordine più terrificante che le mie orecchie potessero udire.
D’altro canto, a ben pensarci, la parola ordine ha la simpatica bivalenza di organizzazione e comando. Non sarà mica un caso.
E se alla fine, alla soglia tipicamente italica dei trent’anni, me ne sono andata di casa sicura di lasciarmi indietro anche l’eco infelice di quelle sue implorazioni, mi avvedo ora di esser stata terribilmente ingenua: dopo un relativo riposo di qualche anno, la sopraggiunta genitorialità mi ha consegnata, indifesa e ignara, a una nuova era di repulisti… per così dire “a oltranza.”
Col primo figlio te la cavi ancora: i primi mesi sono sponsorizzati da parenti e amici, riempi i cassetti del suo fasciatoio con immenso stupore, le mani carezzano quei piccoli vestiti con fare languido, ti sembra di avere un sacco si spazio, un ordine perfetto, e una gioia straripante. Poi qualche zio lontano si fa vivo in ritardo, e, incapace dei più elementari conteggi, ti regala per il pupetto un paio di shorts età sei mesi che tuo figlio, sei mesi a febbraio, non metterà mai. E, di lì, l’ordine apparente comincia a creparsi. È solo l’inizio. Quando arriva la prima estate del piccolo hai una barca di roba che non ha mai messo. Ti domandi, nell’ordine: potranno servirmi questi pantaloni marroni felpati se vado in montagna ad agosto e fa freddo? Gli andranno ancora bene in autunno? Li tengo semmai avessi un altro figlio? E se nascerà femmina?
Così, nel dubbio, svergini quell’armadio in cameretta che era preposto alla crescita, e cominci ad abitare il primo piano. Al secondo, di lì a poco, arrivano i vestiti regalati per le feste (compleanno o Natale, ma anche altri allegri fuori-programma), che ancora non gli stanno. E, nel frattempo, sei di nuovo incinta.
Verso il nono mese, quando hai già scoperto che a-sarà femmina, b-nascerà in periodo diverso dal primo, decidi che molta roba è meglio darla a tua madre, che ha la casa e gli armadi più grandi (quelli nei quali, alla fine, si è rassegnata a fare ordine al posto tuo). Intanto, al terzo piano del famigerato armadio, arrivano i primi body: rosa. Ovviamente.
E così procedi: cambio stagione, cambio sesso, cambio misura.
C’è sempre una buona ragione o, meglio, uno sgradito obbligo, a rinnovare il guardaroba dei piccoli.
Mi sono accorta che non posso più rimandare, quando ho visto Sarah con quei bellissimi pantaloni a tre quarti di cotone fucsia che le ho messo l’altra mattina, di corsa, senza badarci. La guardo meglio mentre attraversiamo il parco per tornare a casa da scuola: c’ha una spanna di pelle nuda tra la calza (il cui tallone sta ormai a metà piede) e il bordo del pantalone. Peccato che non fossero pantaloni Capri. Oppure settimana scorsa, quando abbiamo appreso che, finalmente, a scuola Patrick farà ginnastica. Certo, un preavviso di soli due giorni non ci scompone: e che sarà mai? Un paio di braghe di felpa arancioni e una blusa azzurra. La tuta non ce l’ha. O, infine, quando vedendo la piccola Isabelle ostinatamente in piedi ovunque, ho pensato di darle un paio di calzine antiscivolo. Ne avevo a mucchi, da maschio e da femmina. Ne avevo.
Ora, nell’ordine, dovrò: togliere le cose piccole di Isabelle, Sarah e Patrick, lottando per fargliele provare o fidandomi del mio infallibile colpo d’occhio. Mettere da parte quelle riutilizzabili in futuro. Cercare capi vecchi di Sarah per Isabelle in casa mia, tenendo conto che all’età di Isabelle per Sarah era piena estate. Cercare capi vecchi di Sarah a casa di mia madre. Smistare le cose delle cugine per Sarah. Comprare quello che manca per Patrick e le due bambine. Decidermi a buttare tutti quei vestiti rimasti da mesi in attesa (vana) di rammendo nell’ingenua convinzione che li avrei salvati.
Per non perdermi ho dovuto soccombere alla necessità di fare un elenco. Mio marito l’avrebbe fatto in excel, vista la terribile complessità. Io preferisco carta e penna, per non drammatizzare.
Un consiglio per tutte: fate un solo figlio. E, se proprio ve ne scappa un altro, fatelo dello stesso sesso e nella stessa stagione.
Un consiglio per i parenti: non regalate vestiti. Offrite un maggiordomo.
Una riflessione per me:
ma se il tempo è denaro… non mi conviene fregarmene dei recuperi e ricomprare tutto?