Guarda come sorride il divano, i cuscini a posto, la coperta sul bracciolo, pronta per ogni evenienza serale. La poltrona con il massaggiatore shiatsu (inteso come marchingegno e non come uomo prestante), mio marito (prestante lui, sì, che mi massaggia i piedi), il tappeto ripulito da macchinine, ammennicoli vari, giochi che miracolosamente saltan fuori e diventano irresistibili solo alle nove e mezzo di sera. Il bagno ha la porta finalmente chiusa, il dentifricio alla fragola dei bambini è rimasto nell’aria, solletica l’odore di polpette cucinate per cena che rallegrerà la casa fino al prossimo cambio d’aria (domani mattina).
Certo, alla tv non c’è niente, Grey’s Anatomy non ho capito che giorno lo fanno, ma in ogni caso non lo becco mai. X-Factor mi ha stuzzicato con le selezioni e poi è stato magicamente riassorbito dall’etere, almeno per chi non ha Sky. Lo stesso vale per Masterchef, Italia, Usa, Australia, Marte o Plutone che sia: sparito. Però mi restano: un marito, una coperta, un telecomando. E una serata.
La cena si prolunga irrimediabilmente oltre ogni soglia del possibile, pur di procrastinare il momento di messa in ordine del salotto, delle camere e dei piccoli, e la loro vestizione per la notte, ma prima o poi si atterra sul pianeta “noi”, loro sono finalmente fuori combattimento.
Com’è comodo essere incinta! Hai la gloria di un figlio, senza le grane.
Quando passeggio per strada, un figlio in ogni mano e il terzo sul “poggiolo”, mi sento fichissima.
Ora la piccina capriola sul divano senza dar fastidio, non fa rumore, non ci interrompe, si lascia accarezzare come un micio, aleggia per casa, per la vita, profuma le cose di talco, la polvere fine e squisita dell’immaginazione.
Mathias a volte appoggia la mano, come tutti i papà, approfitta dell’incanto senza tempo di quei guizzi invisibili. Io seguo a mia volta la piccola fatina che dal suo mondo rimanda segnali nel nostro, e ripesco nel lembo di cervello ancora sveglio le cose che mi sono rimaste addosso dalla giornata. Come i ricordi che qualche rapida scorsa ai forum sulla maternità hanno riesumato da vite precedenti.
“Ho letto i post di alcune neomamme, oggi: cazzeggiavo sul web…”
Lui allunga un occhio sbilenco, stasera c’è un film interessante, con l’altro resta addossato allo schermo.
“Molte chiedono consigli sui sonnellini, sui pasti, sulle nottate nel lettone, i piccoli che non vogliono stare in culla… Mi è tornato in mente com’era.”
Sul tappeto appare improvvisamente il vecchio carrycot rosso in cui stava Sarah. Piange, Mathias la prende in braccio e inventa nuove posizioni per calmarle le coliche, finché ne trova una buona.
“Devo riattaccarla?”
Su è giù dalla tetta, tetta-Mathias, Mathias-tetta. Dorme. No, si è svegliata. Prova a metterla giù. Il film è finito. Andiamo a letto? Aspetta, la riattacco, l’addormento al seno.
Osservo il megacuscino per l’allattamento che non se n’è mai andato (Patrick lo usa come montagna per le macchine, Sarah ci si sdraia quando ha mal di pancia, più o meno tutti i giorni).
Ascolto il silenzio. E la tv.
Conteggio velocemente la pace che resta: tre mesi. Scarsi.
“Ma lo sai che a ripensarci non ho nessuna voglia di ricominciare?”
Capita.
C’è uno scarto umano e salvifico tra il desiderio e il reale: quell’alone di idealizzazione senza la quale molte cose non le faremmo mai. Neanche un figlio, appunto.
La gioia è salda, forte, immensa. È che il tempo stasera si avvicina, guanti bianchi, aspetto galante, un braccio piegato dietro, sulla schiena, l’altra mano regge un piatto d’argento con la cloche: pietanza gourmet? Piatto esotico? Menù Michelin?
No: assaggio di realtà. Arriva, prima o poi.
“Pensa, messi a letto gli altri due, avremo la piccola da accudire. Sarà che stasera sono a pezzi, con la massima di pressione che è 83. Sarà che non ho forze… Ma saremo stanchi uguali, notti insonni, giornate infinite. Senza energie. Solo che avremo da occuparci di lei.”
“Sì, lo so. Mi vedo già, su e giù per il salotto.”
La proverbiale flemma di un marito per bene.
“Ma arriverà” prosegue.
“L’energia?”
“No. La bambina.”
Commenti 2
E l’energia? Quella arriverà? 🙂
Non te lo avevo detto prima, ma complimenti anche per il sito (nel senso di come è realizzato…), è molto bello 🙂
Ciao amica mia!!
Author
Ciao Bù, tu devi pensare in doppio!!! Doppi guai, ma doppia gioia 🙂