Seduta esattamente davanti a me, nella staffetta dei posti a tavola.
L’ha capito, che qui siamo un po’ in burrasca, che quella spuma ariosa dei figli fa presto a diventare catrame. Una volta mi curavo di mettermi su un sorriso e poi modulavo la voce, come t’insegnano quando t’insegnano a cantare, la respirazione, il diaframma. Mi piaceva dare l’idea, cercarla, di essere una buona madre.
– Come sono le tue mattine, allora?
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