… Perché un bambino può giocare bene, in autonomia, non solo quando sta facendo la cacca
Voglio essere il tuo primo numero di telefono
Voglio essere il tuo primo numero di telefono, in cima alla lista. Voglio essere il bello di restare a casa. Voglio essere il gusto della cioccolata a merenda, le gambe intrecciate sul nostro divano.
Ciao amore, a dopo
Va bene vederti felice, là in mezzo, in questo inizio. Ne ho bisogno. Ho bisogno che la tua autonomia mi renda orgogliosa, mi sussurri hai fatto un buon lavoro
Quando un figlio cresce
Da otto anni porto con me i miei figli. Ogni volta che esco me li carico tutti e tre. Ogni volta che uno è malato chiamo qualcuno che vada a prendere gli altri a scuola. O qualcuno che resti con lui a casa.
Il giorno in cui cominci a ragionare per te, uscire chiedendo chi vuole venire. Quel giorno sembra quasi innaturale, è un’incredibile rivoluzione
L’amore non c’entra
…Che poi: bravi sono anche bravi (a volte). È che io, in queste giornate senza pausa, li ho sempre davanti. Davanti quando giochiamo (o giocano), davanti quando mangiamo (o mangiano), davanti quando parliamo, leggiamo. Quando, semplicemente, “esistiamo”. Davanti anche se sono di schiena. Arrivo a sera che c’ho la SEEF (Sindrome da Eccessiva Esposizione ai Figli). Ormai anziché l’ice cream gli do l’I scream. Rincasa Mathias e glieli consegno. Ho bisogno di non vederli. Per un po’.
“L’amore non c’entra – rassicuro A. – è che è proprio fisiologico.”…
Contraddizioni d’amore
C’è qualcosa di terribilmente angusto e difficile, nell’insegnare a un bebè a dormire da solo.
Forse quelli allattati artificialmente hanno strade diverse, diversi pensieri le madri: una bottiglia di latte, di camomilla, magari, una stretta in braccio, e poi giù, in culla.
Forse è l’età. I nonni sono notoriamente più inclini a viziare i piccoli che i genitori stessi: fa parte dell’invecchiamento. Eppure io – madre – dal primo figlio a questa, invecchiando, mentre imparo dimentico…