Guarda che non è così terribile. Vuol solo dire che ti sputo nel mondo un’altra volta, Isabelle. Come quando sei nata. Uscirai da una casa, dalle mie braccia, da queste stanze e da questi giorni noti. Così come sei uscita dal mio ventre tre anni fa. E non si torna indietro. Nemmeno questa volta. Comincerai il mondo.
A me è questo che scuote. A tua mamma le definitività fanno quell’effetto lì: si guarda i piedi anziché guardare avanti.
E invece l’asilo è una bella cosa. Un inizio coi sacri crismi. Fidati.
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