Lì c’è la cima, ti han detto, tu sali e dietro trovi due vacche e due merde, ma la cima mica c’è: c’è un altro colle. Un’altra cacata bovina.
Però ho ragione, l’unica volta che non ci tengo ad averla, ho ragione. E una galleria di volti affabili.
La diagnosi
Mi ausculta, oggi mi sembra di avere meno rumori al torace, ma il suo orecchio ne bracca più di quanti potrei immaginare.
Non gli ho detto che mio fratello è asmatico, e mio padre e mia zia hanno la BPCO. Glielo dico mentre m’infilo la maglietta e torno al tavolo.
– E infatti sembra proprio che anche tu…
L’ultimo giorno
La sera mi sdraio sul letto di Kick.
– Cosa fai sul mio letto?
Giocano al lego, tutti e tre, insieme. Non hanno bisogno di me, ma io ho bisogno di loro.
– Voglio stare con voi.
Non ho programmi, altri che questo
Dicono che è asma. Quella cosa che la notte rantolo. Adesso pensano all’asma. Sono mesi, anni che mi lamento, e nessuno che mi desse retta. Poi un giorno decidono di auscultarmi e mi trovano i bronchi chiusi come le botteghe a ferragosto.
“Non posso dirglielo”
Mi dice di sedermi lì in fondo, dove il vecchio aspetta leggendo un quotidiano, i manifesti su come estrarre il sangue dalle coronarie sono coperti da qualche altro avviso agli utenti che nessuno ha mai letto, sopra la mia testa la donna incinta che ricorda di non sottoporsi a rx in gravidanza, anche se questa è la sala d’attesa delle risonanze.
Fuori: un prato fitto e alto, trasandato, in un pozzo che adesso il sole azzecca tra le ali del palazzo.
– … gnora Capra -: sono già io, il mio nome col titolo mezzo mangiato dal corridoio.
La scala
Intanto levi tutto.
È questo, l’incredibile: la scala.
Scrivi per il blog nelle ore lucide, quelle che la febbre non viene a romperti i piani e il corpo. Cucinare, fare la cyclette, uscire: saltano via come mine.
Poi comincia che anche i figli mica li segui più. I figli diventano brevi “sì, prendi pure la merenda, non farmi alzare, per favore”, e poi chiavistelli
Il Dio speciale delle madri
Si scende come si scende negli scantinati. Dove finiscono le ridondanze del giorno. Cominci a togliere: il libro rimane sul baule, hai fatto due pagine e poi basta. Non esci, non ti muovi, non scrivi, spegni il televisore. Non mangi, nemmeno sforzandoti, perdi piacere in tutto e ti sale quella cosa che somiglia alla nostalgia di te.
I bambini arrivano come flash, ho abdicato da tutto, li vedo fare a meno di me.
E allora penso. Quando sei malato pensi un sacco. La gente in ospedale, i bambini, ma soprattutto le madri. Quelle malate davvero.