Le madri stanno in bilico dove la vita è tutta sé stessa. Inarrestabile, difficile, fresca, nuova, avvincente e testarda. Irripetibile
Certe madri
Ci sono madri che come voi allattano, come voi vegliano. Come voi annegano in quel minuscolo mistero.
Eppure non ce la fanno. Non sempre. Perché ci sono figli che non s’acquietano. Non hanno un solo intervallo, hanno un disturbo fisico, hanno più coliche. Hanno meno sonno. Sono più suscettibili. Hanno più bisogno. Sono semplicemente più impegnativi di altri. Oppure ha meno flessibilità la madre. E resta un piccolo varco, tra i due mondi, un’incrinatura. Che nulla c’entra con l’amore.
Lettera di un bimbo appena nato alla sua mamma
SIAMO L’ORIGINE UNO DELL’ALTRA. E COMINCEREMO PER SEMPRE.
Ciao mamy.
Come stai?
Ho fatto un po’ fatica, spingevo coi piedi, dal fondo della caverna dove sono stato nove mesi. Spingevo e spingevo e non sapevo: volevo uscire e volevo anche restare dentro. Dicono che tutta la vita, in fondo, è questo: curiosità e paura. Lasciare e trovare.
Io so che tutta la vita sei tu. In ogni caso.
Prima. Durante. Dopo.
Amore mammifero
Mischiatevi, mamme, col vostro cucciolo d’uomo. Mescolate i fiati, attaccatelo al seno, donategli quella linfa bianca che il vostro corpo perfetto produce come nettare degli dei. Perché è questo che siete: dee.
Tenetelo su di voi come una seconda pelle, il soffio lieve che cede al sonno, un gemito sfuggito ai primi sogni di chissà cosa. Tenete il vostro piccolo così vicino da non sapere, più, dove finite voi e incomincia lui. Non abbiate fretta di separarvi, come non ne avevate…
Dormi, ti prego…
È come scrivere sotto effetto di barbiturici: come sempre, da settimane, il tuo sonno obbedisce a leggi sconosciute e difficilmente condivisibili, più prossime alla veglia perpetua e disturbata, che al riposo. Per empatica condivisione, tuo padre e io seguiamo a ruota.
In questo momento avverto: tremore alle mani, testa che gira, sfinimento generalizzato, vista appannata (mi scuso fin d’ora per eventuali errori di battitura)…
“Oggi vengo io, con Isabelle”
Sarah è seduta con gli altri: una cascata bionda di boccoli che cerca la luce, il volto incrinato. Lo vedo arrivando, da fuori, sulla soglia, la osservo. Lei ancora non mi scorge, sta chiusa a pugno, come una mano, capisco che mi ha attesa e il fremere si è già scomposto, ha fermato i gesti, ammutolito gli occhi, in quel timore velato che la mamma non venga.
Sono in ritardo, per i suoi tempi bambini: non sono tra le prime che arrivano al suono della campanella. Eppure, da stamane, le avevo promesso: “Oggi vengo a prendervi io, con Isabelle.”…
A ciascun giorno basta la sua pena
La vita è beffarda.
Mi preoccupavo tanto di non arrivare in tempo all’ospedale, di non fare l’epidurale, della gelosia dei figli.
Ho fatto dieci ore di travaglio, l’epidurale, e i figli sono bravissimi.
Buffo come le cose poi vadano diversamente da quanto previsto, atteso, temuto. Meglio, a volte. Peggio, altre.
In mente mi sovviene quella frase che per anni tenni stretta: “Non affannatevi troppo per domani, perché domani avrà già le sue inquietudini: a ciascun giorno basta la sua pena.”…
Extreme makeover: newborn edition
Di fatto, volente o nolente, mi arriva la voglia di ritrovare le mie cose. La vita “normale”.
Sì: ma dov’è?
La poesia del neonato s’infrange sulla matematica della quotidianità:
10: scariche giallognole al giorno.
12: cambi pannolino (10 per i motivi di cui sopra, più altri 2 per pipì).
8: ore dedicate all’allattamento esclusivo (nel senso che esclude qualsiasi altra attività materna)
Abituarsi alla luce
…Ci vuole pazienza, quella del neonato che ancora non vede, distingue appena le luci, le ombre. Quella del corpo che riprende la sua forma originaria. Quella del seno che fiorisce, trovare il latte, attaccare la piccola, cercarsi. Quella dei miei occhi, come i suoi, che piano piano iniziano a vedere. Ad abituarsi alla luce nuova: accecante nel suo fulgore, madre di ombre profonde, insieme…