Sono urla, sono insulti. Il suo ritornello è che non posso avere ragione sempre io. È in quella fase del disvalore quando crede che l’amore di un genitore sia proteggerlo a tutti i costi dai dissapori. Dargli ragione. Rinunciare alla tua. Come se ogni volta che acconsenti potessi gonfiare la ruota della sua autostima. Ma il buco, quello non lo ammette. Facciamo fatica noi grandi, figuriamoci quando non sei più niente: un bambino che smette, prima che un adulto cominci. In quel corpo confuso, le gambe esili senza una minaccia di peli. La voce ancora alta, bianchissima, i denti troppo larghi in una bocca da latte.