Arrivare per ultima. Ultima. Ultima.
In qualche momento dell’ingranaggio, non so dove, ho sbagliato qualcosa.
Prendere tua sorella dal lettino, le calzine, i leggings col fiocchetto di brillantini, il berretto da bebè che le fa il viso tondo come l’oblò di una nave, legarglielo sotto al mento dicendo guarda in su. La giacca, scaraventarla nel passeggino, le scarpe, le sue, le mie.
Tutto come sempre. E invece era irrimediabilmente tardi.
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