Sarah è seduta con gli altri: una cascata bionda di boccoli che cerca la luce, il volto incrinato. Lo vedo arrivando, da fuori, sulla soglia, la osservo. Lei ancora non mi scorge, sta chiusa a pugno, come una mano, capisco che mi ha attesa e il fremere si è già scomposto, ha fermato i gesti, ammutolito gli occhi, in quel timore velato che la mamma non venga.
Sono in ritardo, per i suoi tempi bambini: non sono tra le prime che arrivano al suono della campanella. Eppure, da stamane, le avevo promesso: “Oggi vengo a prendervi io, con Isabelle.”…