L’affaccio è quell’azione dotata di sfumature di evidenza che vanno da “il coyote ti guarda” a “embè e tu che vuoi?”. La spudoratezza è sovente tratto distintivo che osservo con un misto tra fastidio e ammirazione, ché farsi gli affari di tutti senza il minimo senso del pudore richiede una certa destrezza morale.
La naturale evoluzione del local pub
C’era una volta l’oratorio: un campo asfaltato per giocare a pallone, qualche panca di pietra vicino alla cancellata d’ingresso, qualche suora e qualche prete. Una piccola zona di giochi per bambini nascosta in un cantuccio. Ma, soprattutto: chiacchiere. D’altronde si chiama “oratorio”.
Da cosa nasce cosa, e dopo i primi anni in cui quel cancello e quel campo asfaltato servono a passaggio obbligato verso la cappella, o verso le sale in cui è allestito il banchetto post Battesimo del figlio del cugino dell’amica di mamma, comincia a emergere il vero volto della location: l’aggregazione
6 cose che non sopporto
…Non sopporto i bambini che, correndo in preda alla generosità della loro energia infantile, non si preoccupano di tentare o almeno fingere di scansare me e, soprattutto, il passeggino con tanto di piccola indifesa. Come ieri, questa creatura col suo cappellino rosa: la vedo che divora la stradicciola, e non è colpa sua se questa fa tre spanne (delle sue) in larghezza, e se incrociarsi è un esercizio di galateo a chi cede il passo per primo…