TORNARE DA UNA VACANZA È COME SMALTIRE UNA SBRONZA
Ci sta che sei scazzata.
Era facile finché correvi.
Raccogli le cose, file ordinate in valigia, dimagrite: il grosso sta in grandi sacchetti della spesa, adesso. Roba sporca. Forma grandi dossi che schiacci per ridare al bagaglio una forma dignitosa. Passi l’aspirapolvere. Le camere, il bagno. Un gesto naturale, non ti costa nemmeno troppo, è parte del pacchetto, del diritto di usufrutto. Aiuta. Aiuta a dilatare un po’ il tempo, a marcare il confine. Capire che ritorni. Poi la macchina, passare tozzi di pane e Pavesini al cacao nelle retrovie. Isabelle gioca con la sua bambola pesante, la disseta con una bottiglietta che prontamente vuoti dal finestrino in corsa. Acquazzate in autostrada sotto il cielo blu.
C’era un bel sole. Anche sulla A4. Hai pensato magari si vedono le montagne. Infatti. Così smussi un po’ lo schianto del cemento.
E poi ancora: all’imbocco della via eri già con la testa nella lavatrice, la faccio di roba chiara, la prima, poi mentre asciuga avvio quella dei colorati. E intanto vuoto il resto delle valigie. Però prima la borsa frigo. Sì, certo, quella va disfatta subito. Ti raccomandi con te stessa, a volte ti giri a verificare che sul sedile di dietro ci siano loro, i tuoi figli, anziché tua madre.
Sono le sette e mezzo. Un’ora stupida. Di quelle che ancora non vai a letto, che hai la misura della distanza in braccio, se vuoi, te la prendi come un quarto figlio. Invece scappi: fai tutte quelle cose che avevi già nelle dita formicolanti, ti butti. Guarda che efficienza. Guarda che deficienza. Perché è “deficienza”, “mancanza”, quest’affanno, anche se guidi gesti lenti, assonnati, sonnambuli. Ancora cadenzati dal rombo della vettura che, adesso, dorme nella corte, le fauci del bagagliaio aperte, le sacche che ingozzano l’ingresso. Avanti indietro. È mancanza di capacità, di fermarsi, prendere quello che c’è da prendere: sta volta non dalla macchina, che ormai è vuota, che richiude quella bocca calda e sdentata. Ma dal tempo.
Mettertelo un po’ addosso, così com’è: con il suo stridere un po’ rauco, sembra un vecchio che cerca l’ultimo sorso di vino. Uno di quelli che bestemmiano dietro all’arsura, bestemmiano alla gente, al mondo, a nessuno.
Alle nove di sera siete a tavola, hai scongelato il pollo, nessun ristorante o autogrill, solo la vostra, banale, cucina. A letto i figli, ti butti sul divano. Sembra tutto un po’ più sbiadito di quando l’hai lasciato. Anche i fiori della fodera. Sarà la luce. Sarà l’assenza. Alle undici e mezzo dormi e finalmente ti credi salva. Hai schivato l’addio.
Invece il mattino dopo suonano quelle campane della domenica, fai bolle di dormiveglia nell’alba, brevi ricordi, immagini di ieri mischiate ai bianchi e neri di oggi. Hai finito. E adesso ti arrivano addosso, tutti insieme, i titoli di coda.
Quella musica che ascoltavi al fun-park di Dolonne, la sabbia lungo la Dora, i papaveri della tovaglia cerata. La focaccia che poi te la ricordavi più buona, la zipline del parco in paese, la camera di Isabelle dove hai dormito mille volte bambina, col lavandino nella nicchia piastrellata anni settanta. Quella degli altri due dove hai nascosto i primi amori ragazzina. La foto di famiglia che non hai fatto all’Ermitage, e ti è sembrato un torto enorme. Il terrazzo di legno nel sottotetto, l’uccellino mamma che ci ha fatto il nido: ogni tanto parte, va a cercarsi un vermicello, un chicco. Hai un fremito, anche tu, quando non lo trovi. Poi torna, imbocca (o imbecca) il figlio, e hai un piccolo sollievo, un piccolo amore tra madri. Adesso penserà che sei andata anche tu, in cerca di un seme per qualcuno. Solo che non torni.
Da quel volatile minuto, ma neanche dalla tua prole. Hai di là tre figli meravigliosi, daresti la vita per ognuno di loro, che è come dire che hai tre vite in più di una persona comune. Ma sei occupata. A riaccomodarti. A smaltire la sbronza. Fluttui. E non hai voglia di niente.
Ci sta, che sei scazzata. A te ti prende così. La foga, prima, poi il silenzio stampa.
Ai bambini è bastato ritrovare i loro giochi.
Commenti 20
Le partenze lasciano sempre l’amaro in bocca, la nostalgia di ciò che lasciamo e l’incertezza di cosa ci aspetta, anche se siamo certe di dove stiamo andando. Io risolvo con la Nutella, ogni volta. Un abbraccio.
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Carmen, sto ridendoooooo, mentre ti leggo, guarda caso, ho in bocca il cioccolato! Grazie, so che è un po’ faticoso sempre, per tutti. Per fortuna ho una seconda vacanza ad agosto 🙂 Tu torni in Italia o ti godi la ben attrezzata estate russa?
Hahaha…presa con le mani…nella cioccolata! 😉 Anche io ad agosto sarò in vacanza in Italia, due settimane dai miei al Nord e due settimane in Toscana con i miei suoceri. Non vedo l’ora, è da Natale che non li vedo, ma lasciare la frescura di Mosca un pò mi scoccia! 🙂
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Ne avrai di frescura, poi! Non ti manca un po’ quella bella canicola italiana? 😉 Buone ferie, allora, le tue vacanze sono un vero nettare, Italia e parenti. Ma… tu che sai tutto, le vacanze non dovrebbero rigenerare (invece di “degenerare” in scazzo)?
Come dice sempre mio marito, dopo una vacanza hai sempre bisogno di un’altra vacanza… 😀 Boh, io non ne so niente…
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Grande uomo saggio, tuo marito!
Dietro un grande uomo saggio, c’è una donna che sbuffa (perchè ha sempre ragione lui)… 😉
Eh già. .. Le conosco tutte queste sensazioni descritte… Ogni volta ci ricasco, ma è il bello di partire… E poi tornare. Dai, che fra poco ti rifai!
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E’ che ho un’innata inerzia ai cambiamenti, purtroppo… Un po’ come l’influenza, bisogna “farle fare il suo corso” (come diceva mia madre) 😉
Io ho la testa nella lavatrice già prima di partire😂… Ti capisco: La malinconia/nostalgia e’ una droga forte. Ci nutriamo di quella, ahimè, anche se non la vorremmo. Io, ogni volta che torno da una vacanza a casa dei miei, ho bisogno di una settimana per farmi capace che sia finita. Che siano finiti certi giorni di ragazza.
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Ciao Giorgia, ecco una chiave interessante… “ragazza”: parola che ormai non mi appartiene più… Sarà anche questo, il motivo di tanta fatica a rientrare nelle consuetudini urbane? In vacanza siamo tutti più giovani! (Ma tu lo sei davvero, e un po’ ti invidio)
se ci penso al rientro mi viene già il magone e noi non siamo ancora partiti. Quando sei fuori, la routine alla quale ci aggrappiamo diventa più grigia e sonnolenta al ritorno. Poi io passerò dal blu italiano al grigio tedesco…quindi vai di malinconia!!!!un bacio!
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No, Giò, non pensarci! Il miglior spreco che si possa fare di una vacanza è pensare già al ritorno! Dai che manca poco alla tua partenza :*
…però partire e andare, val comunque la pena…
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Certo! E poi sai che noia se dovessi lamentarmi sempre e solo delle solite cose: almeno cambio un po’ (uffa sono tornata, uffa che caldo, uffa che fatica, etc…)
Bello. Hai espresso esattamente i miei pensieri e affanni di questi ultimi giorni. E la frase finale fa da corona, assolutamente. Dopo 9 giorni di brutto tempo e freddo, tanto che io facevo fatica a uscir di casa, degli unici tre giorni belli e col sole 2 li abbiamo passati in macchina: che fondo!!! E con quello che ci sono costate le case! Moltiplica per tre il disfare i letti, rifare le valigie e svuotare frigo e freezer visto che siamo stati in tre posti diversi… Non ti dico, ogni matrtina quando mi svegliavo (NB: alle 5.30 in punto perche’ quei geni dei danesi usano solo e rigorosamente tende bianche) mi chiedevo dov’ero e se era il giorno del check-out. Il viaggio di ritorno poi e’ durato 9 ore: ammetto, abbiamo fatto due soste abbastanza sostanziose. Ti lascio immaginare la quantita’ di bagagli e lavatrici, visto che avevamo dovuto portare la nostra biancheria e asciugamani. A coronare l’affanno del dolce ritorno la lavatrice non funzionava. Che gioia! Ah, e il vicino martella sul tetto fino a mezzanotte perche’ finalmente si e’ reso conto che la sua casa sta x cadere a pezzi (faccia pure, ma solo se e’ per venderla, ah, ah, ah!). Bacissimi
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Ciao Emy, ma in effetti è impegnativo fare i nomadi, non credo che ne sarei capace, fare e disfare diventa la parte più grande delle vacanze! Ma la lavatrice l’avete aggiustata??? Che incubo. E così avete finito… Che botta, noi partiamo sabato, il vero danno da rientro, peggio di questo, sarà allora, a metà agosto. Prevedo litri di depressione 😉 Baci a tutti!
La lavatrice FUNZIONA!!! Takk og pris, come si dice da ste parti (grazie al cielo):-)
Buone vacanze in Francia!!! Vi penso, mentre io sto nel mio felice ufficio 🙁
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Bene! Qui comunque ieri bruttino e oggi diluvio. Ça va sans dire, come si dice in Francia.
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