HANNO LA STESSA SPINTA, IMPACCIATA E PIENA. IL GIOCO DI VIVERE PER VIVERE
Un uomo anziano con un bambino accanto. A come anziano. B come bambino.
Di poche cose si può dire stiano così bene insieme quanto un nonno, una nonna, e un nipote. La A e la B sono vicine non per nulla.
Non per niente rallentano, i vecchi: non perché hanno poco da fare, perché la vita ha perso interesse, perché la sciatica li trattiene. Solo perché conoscono il senso delle cose.
Non per niente il bambino si ferma a contare quanti uccelli passano nel cielo, si accovaccia a inseguire una riga di formiche.
Hanno la stessa cura nei dettagli, alla memoria che sfugge agli uni, gli altri provvedono, e se troppo piccoli per farlo, insieme – ridendo, dimenticando – non si accorgono.
Hanno la stessa spinta, impacciata e piena: quella di chi ha voglia di vita perché intuisce quanto sia grande.
E il vecchio insegna al piccolo la prudenza, il piccolo gli restituisce l’ingenuità. Insieme, nelle mani intrecciate, una foga li lega.
Hanno orari saldi e abitudini sicure. La meraviglia e la paura.
Il tempo per fermarsi senza fare conti. Eguale sguardo, vibrante, semplice, da capi opposti del viaggio e intanto accanto.
La vita li piega, per farli più vicini. Non è una schiena curvata dai mali, non sono mani tremanti, né bocche di denti insicuri: è solo il gioco di vivere per vivere,
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