Una volta conoscevo un mucchio di gente, all’uscita da scuola.
Per un buon tempo avevo i miei punti cardinali, lì dentro, altri si formavano così, come le chiazze di sole quando il vento spazzola la primavera nei rami.
Andavo là e sebbene odiassi l’attesa, quella calca di carne e fiati, sudori estivi e pioggia autunnale, c’era sempre un luccicore, un paio d’occhi a salvarmi come un omaggio.
A me bastava poco. Di molte non sai nemmeno il nome. Però venivo da mattine in coppia con un bebè, passi sul corridoio avanti e indietro, un pc. Al massimo uno di quei bei giri fuori col passeggino, che mi riempivano, mi risagomavano l’animo, mi alzavano anche gli zigomi. Mi facevano il lifting al cuore. La gente no, però, di gente ne ho sempre vista poca. Di amici non ne ho mai avuti.
E così che ti credi, che si stia da gradassi, sole con un paio di chiappe da cambiargli il pannolino? Sì, anche, avevo i miei ritmi, le mie bellezze. Però a me la voce mi scalpita ai blocchi di partenza, se becco il volto giusto, l’attimo che mi prende al volo, io vado.
Ciao come stai?? Me lo chiedevano sempre con due punti di domanda, come si chiede a chi torna dopo un lungo viaggio, il seme della riscoperta dentro i palmi. Le più ardite avevano anche un tocco, una piccola spallata amichevole, un gesto che in un secondo non sei più sola. C’erano le piccole storie: quelle che vedevi tutti i giorni, che poi cominci a darti appuntamento quando fioriscono i parchetti. C’erano le amiche delle amiche. Quelle che hanno accanto una, le stanno già parlando, e io non avevo paura d’intromettermi: sapere di esistere, di essere un volto in quella mischia… è come avere il posto fisso. Puoi sempre osare qualcosa. Non rischi nulla. E da due si diventava tre e poi quattro e poi quante? Avevo diversi capannelli, quando poi si atterrava al parco a tratti facevo fatica a scegliere, era come per vetrine quando fanno i saldi.
Era come essere famosa.
Commenti 4
E ora? Cosa è cambiato?
Author
Non lo so. Molte non le vedo più, altre le vedo di sfuggita, ognuna va per la sua strada…
Però che triste! A me mancano le mamme della materna, queste delle elementari dell’altro paese sono chiuse come ricci, ahimè! Che detto da una piemontese…
Author
Aia, povera. Be’, datti tempo. Comunque io davvero non so, forse in primavera rispunteranno volti, sorrisi e parole. Ma come vengono… vanno. Ed è anche un po’ un circolo vizioso: mi sto abituando ad andare fuori da scuola chiusa nei miei pensieri, e meno visi noti incontro e più mi chiudo – forse – anche io.