Altre Verità

Distanti

Così si vedono i padri, così i padri vedono i nipoti.

Suona con il tocco di chi poi presto scappa: un tempo lo faceva per non dare disturbo. Ora è il momento, il dettame sanitario, che posa il dito furtivo e poi indietro, riporta il peso su quell’altra gamba. Assegna ai suoi settantacinque anni una distanza sicura dallo zerbino.

Papà.
Col becco bianco della prevenzione, come un pulcino sbagliato.

L’anatroccolo che ha perso il gruppo.

Abbiamo, tutti, perso il gruppo.

 

E mentre ci affanniamo, chi per chi muore, chi per i bambini, chi per i negozianti e i liberi professionisti, chi per mandare tutti al diavolo, chi sbatte porte in faccia al governo, chi giudica un’era, chi ne rimpiange un’altra… Mentre beliamo, ognuno, la propria solitudine: il nonno è un becco bianco lontano dalla sola porta che non sbatterò mai.

 

Ciao papi.

Giuro che un giorno salto dentro quegli occhi che ti vedo, ci hai messo su un velo di acqua e sale e lo sappiamo, che questo zerbino sembra un chilometro. Isabelle resta allo spigolo, sorseggia quel poco che vede, ti porge quel poco che puoi. I baci senza pelle nuotano nel pianerottolo.

 

Ciao papi.

Giuro che mi metto un casco di quelli da motociclista e ti abbraccio con la mia prepotenza di creta. Di argilla mai cotta.

 

Mentre tutti ci affanniamo immobili.

Ognuno è un padre, mio padre, quell’uomo.

Ognuno sono io.

 

Qualcosa di nuovo?
Ti avviso io: a caso, quando capita, una vetrina degli ultimi post!

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