SENZA MUOVERE UN DITO
Non sono solita dare consigli, non a caso il claim del blog è Non do consigli, non faccio informazione… etc. Ma farò un’eccezione. Per chi come me non ha attitudine spiccata ai lavoretti (quella specie di manufatti di dubbia riuscita partoriti con ore di lavoraccio e chilometri di colla o colori) suggerisco alcune attività amene o diversivi che presumibilmente dovrete ritagliare tra le fitte ore di gioco autonomo e pacifico dei figli (?). O, più realisticamente, tra un non so cosa fare e un mamma voglio giocare con te.
Quando:
– Da fare quando scleri.
– Se sei serena attendere un paio d’ore. Se sei una santa attendere un paio di giorni. Dopo questo lasso di tempo in solitudine apri questo link (che ti sarai debitamente salvata).
Cosa:
Caccia alla felicità. La caccia al tesoro che desta meraviglia
In effetti non c’è un vero tesoro finale, dopo una serie di tappe, ma sono tutti tesori: i bambini preparano biglietti in cui scrivere e disegnare solo cose belle. Messaggi d’affetto, desideri, sogni. Arcobaleni, cuori, stelle, baci. Poi li nascondono. Al via cominci a vedere questi piccoli che schiamazzano come fontanelle e un po’ inizi a fremere anche tu. L’attesa insegna l’impazienza. La curiosità insegna la meraviglia. E la meraviglia diventa gioia. Non si è mai troppo piccoli: si va, d’istinto, dove c’è una “gara”. Basta inventarsi una gara felice.
Io detto tu esegui, altrimenti detto il gioco delle regole
Disponete i figli in cerchio, semicerchio o punto (secondo se ne avete 5, 3, 1) e iniziate a impartire regole. Straordinariamente, per il solo fatto che trattasi di attività all’apparenza “libera e consenziente” e, quindi, svincolata da minacce onerose, i piccoli ominidi dimostrano immediato entusiasmo e adesione, restituendo alla madre un primordiale senso di autostima e capacità gestionale. “Cammina come…”, “Adesso fate tre salti”, “Pulitevi il naso a vicenda”, “Prendete un pupazzetto e mettetevelo tra le dita del piede” “Adesso annusate!” “Adesso scambiatevelo”… Nella versione più evoluta e coraggiosa potete con cautela infilare, tra una e l’altra, proposizioni del genere “riponete un gioco nell’armadio”, “drizzate il tappeto”, “caricate la lavapiatti”. Magari la spuntate.
Variante in forma di pesca
non intesa come elemento ortofrutticolo, bensì una serie di biglietti che prescrivono le azioni da eseguire. Oltre a divertirsi nel compierle, normalmente godono anche nello stilarle, e certamente nel pescare i biglietti dal barattolo. Logicamente gesti improbabili, suggeriti da una mente malata come solo la tua, mamma a tempo pieno, può essere (già dopo poche ore): “Fate un salto spernacchiando”, “urlate tutti insieme al mio 3”, “date un bacio a tutti i pupazzi verdi che trovate in casa” (ci metteranno un po’ a trovarne anche solo uno).
Rima trovata mamma salvata
Inserire qua e là qualche rima nel parlato ordinario, o quando la pace vacilla, incredibilmente può salvarti da un rischio omicida (tuo o tra i tuoi pargoli). Proprio per questo – presumo – le filastrocche “tirano” tanto.
“Se il fratello ti dà uno spintone, tu lasci stare e diventi un mattone.” “Quando la mamma ritorna di là io aspetto buono che arrivi il papà.”
Egualmente efficace anche se – vi concedo – meno politically correct, l’inserimento nei discorsi o nelle letture di
cacca-pipì-rutto-puzzetta-pisello
Sempre alla moda. Utilizzabile anche per redarguire senza gravità. Del tipo: “Lascia stare il tuo pisello, non esiste solo quello.”
Non abusare per non perdere autorevolezza.
Il top:
la rima sporca con i vocaboli porchetti di cui sopra. Combinata con attività
Un must.
“Faccio un salto faccio un rutto torno su e poi mi butto.” “Togli la maglietta e fai una puzzetta.”
Quando dopo un’intera giornata di giochi pieni di iniziativa e socialità vostro marito non è ancora rincasato e non risponde ai whatsapp, sentitevi libere di digitare il vostro liberatorio: dove cazzo sei?