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Maternità

In vacanza sola con tre bambini

IL «REGOLARIO»

 

E allora perché tornare?

In macchina cerco un appartamento in affitto: «Fermiamoci a Gressoney, voglio vedere Gressoney». Abbiamo superato il traforo, siamo in rientro verso Milano, ma non sono pronta. Il web non restituisce niente, la fine di agosto e la crisi dovrebbero riportarci tutti – ognuno fedelmente – al proprio ufficio. E invece una casa non la trovo. A Courmayeur mia zia sta per partire, una delle due case di famiglia si libera. Forse…

La sento mentre pranziamo in un ristorante ad Aosta, sopra il mio piatto di gnocchi al ragù di cervo s’inanellano i «se». Lei è ancora su: «No, partiamo domattina».

Eppure.
Esistono forze che non comandiamo. La mia era tale da produrre circostanze favorevoli oltre le apparenze. Mentre sto per desistere salta fuori che è vuota l’altra: mio zio è partito prima, è volato verso il mare del sud. Sua moglie era stanca del freddo.

La decisione viene da sola, finiamo il pasto, torniamo verso i monti.

È la prima volta: io, sola, coi tre bambini. Ho bisogno di misurarmi, di provare.

Smontiamo i bagagli, riempiamo armadi. Mathias riparte la sera, il buio spegne le cose: le vacanze francesi finite, la città che sono riuscita a scampare; risalgono i ricordi di questa dimora, le mie solitudini felici di ragazza. L’eccitazione della novità.

Essere sola impone organizzazione, una delle prime azioni che compio è il «Regolario».
Sarah scrive sotto dettatura:

  1. La mamma decide e ci fa scegliere alcune cose. Notare l’«alcune». Spesso lasciamo scelta ai figli perché ci sentiamo in colpa a non farlo, perché crediamo che saranno più felici, che staranno meglio, che obbediranno di più. Che ci ameranno, al limite, di più. Oppure perché non sapendo scegliere noi, chiediamo a loro cosa vogliono. Bene: da sola non te lo puoi permettere. Se tieni le redini la corsa è migliore. Troppa scelta non solleva il genitore né rende liberi i figli, crea solo anarchia. Vietato chiedere: oggi cosa volete fare? Decidete voi, tenendo conto dei loro gusti, o date al massimo due alternative. La zona giochi è questa: delimito uno spazio. Lì possono lasciare tutto, ma il resto della casa va tenuto in ordine.
  2. Autonomia: facciamo da soli (vestirsi, lavarsi, sparecchiare). È un’abitudine distorta, quella di appoggiarsi sempre a un genitore, perché se mamma è occupata allora chiediamo al papà. Se il papà non c’è comunque siamo soliti delegare a un grande. Rivoluzioni questo stato di cose fin dall’inizio: la mamma è una e loro sono capaci di molto. Responsabilizzarli da subito toglie ogni disputa.
  3. Si aiuta chi ha bisogno. Collaborazione: questa non solo sgrava la madre, ma aiuta la sinergia tra fratelli. Sarah aiuta Isabelle a cercare un gioco, Patrick la accompagna nel gorgo pauroso delle scale se deve andare di sopra o di sotto. Isabelle apparecchia, Sarah gira la pasta sul fuoco.
  4. La mamma non fa tutto. Specifica generica che puntualizza di aiutare anche lei: si apparecchia, si sparecchia, si mettono le scarpe al loro posto quando si entra in casa, si risponde al suo appello se chiede una mano.
  5. Quando la mamma è impegnata, si rispetta. Ho messo il pc in cucina: un luogo da cui mi è facile gestire il resto, posso avere il mio spazio senza sparire. Si può essere sole senza immolarsi.
  6. Non si picchia e non si grida. Isabelle ha bypassato la regola dando morsi, in questi giorni: furba lei… Comunque è noto che esistono due tipi di tempi quando si tratta di maternità plurima: un tempo ampio con larghi spazi propri quando i figli non litigano, e un tempo angusto, dove non resta nulla per sé se ogni volta che stanno tra loro devo intervenire a riportare la pace, baciare ferite inflitte dai fratelli, sgridare in parti eque, trovare compromessi alla contesa che ha generato il sisma. Fanno eccezione le grida di gioia, le risatine che, pure, investono la casa in certi momenti, le scorribande per rincorrersi.

Che cosa cambia, a stare da sola coi figli?

La prospettiva. Sapendo di non poter contare su nessuno, devi inquadrare da subito le cose. Incluso un margine di spazi tuoi, vitali.

La soddisfazione. Vedere che sai tenerli ti fa sentire un po’ come quelle educatrici con venti bambini al seguito che ti chiedi come fanno. Ebbene: i bambini si approfittano quando li lasci approfittare. Se hanno chiaro quello che possono e non possono, se non stai sempre in qualche «forse», se non hai paura di deluderli, se sei sicura nei confini che dai: allora si riesce.

Come sta andando?

… Allora succede un piccolo miracolo, fomentato dal fattore-novità: per le prime 24-40 ore diciamo, non ho mai dovuto sgridare nessuno. La foto che vedete è la collaborazione in cucina. Voi fate conto di essere i gestori di una colonia estiva. Aggiungete qualche bacio e molto amore, e ottenete la vacanza di una madre sola con tre bambini.

E poi?

E poi pian piano qualcosa torna fuori, il quadretto idilliaco si deteriora e devi ricordare a te stessa che sei sempre umana: tu, loro. E quando proprio non riesci più a tenerli fai la sola cosa sempre efficace: urli.

Qualcosa di nuovo?
Ti avviso io: a caso, quando capita, una vetrina degli ultimi post!

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Commenti 2

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      Maddalena

      No, Giulia! Siamo andati ad Aosta a pranzare, abbiamo scoperto che era libera una casa di famiglia a Courmayeur e quindi siamo andati lì. Ieri sera siamo tornati a Milano, sto già di m. Sono stufa non tanto della città ma della pianura!

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