Un giorno capirai che sei un capolavoro.
Se ancora non l’hai fatto, un giorno capirai che sei un capolavoro.
Guardiamo film e leggiamo libri, piangiamo di storie con nomi lontani dalle nostre mani, dai nostri giorni. Quando una vita ci si accosta, una panchina in un parco, una sfilata di notizie al tg, un’amica che irrompe come uno schianto, allora pensiamo a quanto è grande il mistero di tutto. E piccoli, noi.
Se tu provassi a fare un libro, della tua vita. Prendi un evento che ricordi, uno che ti porti nelle notti o che ti canti come un ritornello nei soli dell’estate. Prendi una storia di quelle che gli psicologi vorrebbero correggere, prendi una ferita restia alle cure degli esperti e ai balsami sciamanici. Prendi un’abitudine che non si è mai piegata. E adesso mettici accanto quella volta che avresti attraversato il mondo a piedi scalzi, quella sera che la gioia si sbracciava nelle vene e forse avevi la forza indomita di un tornado. Quella domenica che hai detto non ce la faccio, è troppo, quel lunedì che eri più forte del troppo. Prendi il piacere di quella tua mania, cantare, disegnare o scrivere, correre, raccogliere sassi, qualunque sciocchezza sia, e pensa quante volte se n’è andata: mille. E pensa alle mille e uno che è tornata.
Se tu provassi a vederti, o a fare una canzone, di te.
Vedresti che sei quella grandezza che degli altri ti pare evidente.
Vedresti che hai una storia così interessante da meritare un podio.
Vedresti che l’unica che ripete solo le battute già note sei tu, e che la tua parte ha un testo ineguagliabile. Non così, per dire. Così, per davvero: ineguagliabile. Allora
impara quello che ancora non sai e onora quello che sei.
Non rispondere mai «niente di speciale» quando ti chiedono che lavoro fai, cosa ti piace, cosa stai cercando nella vita.
Il tuo spettacolo è così personale e dettagliato, così pieno di insenature, che i registi farebbero la fila.
[Photo by Marco Chilese on Unsplash]