L’abitudine, di vedersi nudi, in pigiama, di sapere quanti cucchiai di zucchero in un caffè, quale dolce preferito, come ti siedi, come cammini: non è intimità. A volte, è fuga da essa.
Si sta dove sai che si tocca, come in mare, fai l’Adriatico del rapporto, puoi andare per lunghi passi affondati e intanto hai sempre il culo asciutto.
Ma noi ci vogliamo bene. Dici. Perché sai come si sveglia al mattino, sai in quale posizione dorme la notte. Sai che detesta il traffico e ama la bicicletta. Che è stonato ma è solo perché non s’impegna. È più facile dirsi cose che già si sanno. Forse esistono aneddoti d’infanzia, bravate adolescenziali, paure, sogni. E quella volta che: ma quando mai c’è un’occasione per dirli? E chi li ricorda? Mica ti vengono in mente mentre passi la Hoover o il Dyson. Mica ti va di ripescarli prima di una cena fuori, tipo menu delle cose che non sai di me. È più facile stare in quel comodo qui e ora. Guardare cose, non sbilanciarsi. Non lo facciamo per cattiveria: è che ormai siamo questi.
Uscissimo con un estraneo forse ci verrebbe tutta una rosa di urgenti notizie. Chissà che non poseremmo sul tavolo, accanto al cellulare spento, anche una partita di storie mai dette. Invece con il nostro compagno spegniamo le storie e lasciamo il cellulare acceso.
L’abitudine, non è intimità. È aver involontariamente tracciato un contorno entro il quale muoverci liberamente. Quando la vera libertà sarebbe uscire di lì, o andare sotto. Aiutarsi a vicenda a scoprire chi siamo. Aiutarsi a smettere quel lotto sicuro. Avventurarci. Tenersi per mano in queste esplorazioni. Lasciare che l’altro veda di noi aspetti imprevedibili. Accompagnarlo nei suoi angoli sconosciuti.
Essere la paura e la vertigine di noi stessi oltre quello che di noi conosciamo: questo coraggio, è intimità.
[Photo by Paul Gilmore on Unsplash]
Commenti 2
Che belle ma dolore, queste parole. Parli di voi, ma anche di noi e di tantissime coppie, non solo di coniugi, ma anche di amici, parenti ecc.
E forse, vale anche per il rapporto con i figli. Grazie, mi hai fatta pensare.
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Valgono anche per il rapporto con sé stessi, sai? Richiede coraggio, affrontare certe vulnerabilità, certi non detti, e forse più di tutto l’incertezza che necessariamente ci caratterizza: ci illudiamo di controllo, ma il vero atto di fede e amore è accettare con apertura il nostro profondo non sapere. Ti abbraccio.