Uso la mia prima mattina libera per andare al Consultorio.
Devo fare qualcosa. Per Sarah. Vado lì in quel palazzo vecchio di un marrone grigiato, dove Rosy festeggiava la Settimana Mondiale per l’Allattamento al seno e avevo due figli, uno per lato, al tavolo dei pasticcini. Dove lei disse, scherzando ma neanche troppo “se c’è posto per due c’è posto per tre”. E indovinò, prima di me, che avremmo avuto Isabelle.
Mi dicono di andare al quarto piano. Lo stesso di allora: è lì che devo chiedere. Solo che sono le stesse scale. Di allora, dei miei esami in gravidanza, della lastra all’osso sacro divelto dall’ultimo parto. M’infilo in ascensore, c’era un uomo, saliva anche lui al quarto, l’ho guardato cercando di mettergli addosso una storia. Sei un papà? Cos’ha tua figlia? La mia soffre. Quando arriviamo su mi lascia uscire per prima, affaccio la mia domanda alla donna che trovo, lui prende un pacco e torna dentro alla gabbia metallica.
Ho il tempo di vedere: quell’angolo di foto di piccoli bimbi, i libri accatastati, su quel tavolino uno era un’agenda, quella volta, Rosy mi dice scrivi quello che vuoi sulla maternità, mi piace raccogliere pensieri di mamme. Forse è ancora lì, chissà quanti diari hanno scritto in questi anni. Chissà se Rosy è dietro quella porta. Dopo lo chiedo, se c’è.
Ci vuole un po’, la signora è gentile, mi fa accomodare in un ufficietto dove la temperatura è tropicale, stanno provando i climatizzatori, ci leggo un temerario 29. “Quanti anni ha la bambina? Sette? Ah, piccola…”
Sì, piccola. Piccola. Piccola per queste cose che sono troppo grandi anche per me.
Non è qui, dice, deve andare in via Monreale. Adesso le do il numero di telefono.
Guardo gli attici del palazzo davanti. Sul tavolo invece c’è un plastico sull’apparato riproduttivo della donna. Un plico alto di carte, un topolino con un biglietto in mano che non so leggere.
Non chiederle di Rosy. Se le chiedi di Rosy finirai col piangere. Ti chiederà come stai, come stanno i bambini. E tu non aspetti altro, oggi. Null’altro che una di quelle acquasantiere in cui sciacquare le fatiche. Il suo viso così delicato sarà irresistibile,
ti ha preso in braccio quei giorni che Sarah aveva poche settimane e non mangiava. Ti diceva come spremere il seno per far uscire più latte. Ti diceva ci vediamo giovedì alla stessa ora. E a te bastava, perché
una mamma impaurita ha bisogno di certezze, di un giorno e un’ora.
Quella ritorna. Ha un pezzetto strappato da un foglio più grande, scrive.
– Grazie. Senta… c’è Rosy?
– No, è di là, appunto: in Monreale. Ma la trova tutti i giorni, anche domani, se vuole.
Scendo a piedi, sul cellulare mi arrivano gli auguri dei miei: è il 21 settembre. Sono dieci anni di matrimonio, oggi. Mio padre ci ha allegato la foto di quel giorno. Mathias e io. Solo che adesso non so rispondere. Ho gli occhi che covano, lì sotto, sui miei piedi in preda ai gradini, a questo posto dove non dovrei essere. Meriteremmo la leggerezza di allora, tutta quella spuma nel velo, nello chiffon.
E poi corro fuori, coi sabot che si aggrappano a piedi veloci.
L’avevo intuito, che amare da madre è imparare da zero. Con la prepotenza dei primi amori, solo che non siede mai, non si accomoda, non ha quelle staticità che fortificano.
Su quell’agenda, al quarto piano, avevo scritto:
“Non sai davvero cos’è l’amore finché non hai conosciuto l’amore di madre.”
Commenti 5
delicata e profonda come sempre, Maddi. è un periodo che ti vorrei raccontare un po’ di cose e poi il tempo sfugge, ma mi piace ritrovarti, sapere che sei sempre qui. Facci sapere come andrà poi in via Monreale.
Abbraccio
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Ciao carissima, sì, mi trovi quando vuoi, dicono che in Monreale devo lasciare un messaggio in segreteria e poi aspettare che richiamino. Vediamo. Cercami pure su messenger, o ti cerco io 🙂 Baci!
Chissà se Rosy è lo stesso angelo che ha aiutato anche me con l’allattamento… Mi spiace tanto Maddalena leggere che Sarah non migliora, noi abbiamo sempre in sospeso quel caffè, quando vuoi, se riusciamo ad incastrarci, magari riusciamo a fare due chiacchiere vis a vis. ti abbraccio
Author
Anche tu hai avuto un angelo custode dell’allattamento, quindi? Bellissimi ricordi, Rosy è deliziosa. Sarah è migliorata molto rispetto a mesi fa, ma abbiamo forti alti e bassi, soprattutto non si hanno progressi veri, stabili, che ci permettano di riprendere in mano una certa fermezza educativa. Per il caffè… sempre volentieri!
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