Sto cercando una colf. Definizione che non amo. Diciamo che cerco un «aiuto domestico». Ma di fatto non mi aiuterà: farà tutto lei (/lui). Allora una «donna delle pulizie»: ma magari stira pure. E forse è un maschio.
Lo prenderei, un maschio?
Lo prendereste?
«Be’, non vedo che c’è di male…» A parole nessuno direbbe il contrario.
E, sempre a proposito di assunzioni: fareste un contratto regolare o le/gli dareste 10 euro all’ora mettendoglieli semplicemente nel palmo?
E se fosse una giovane madre, con due figli piccoli?
La prima che seleziono ha una foto profilo da schifo. Però io scelgo lei perché in quella immagine nebulosa galleggia un bel sorriso. Non un sorriso da «dite cheese»: un sorriso da persona felice. E io non voglio una che viene a sbuffare mentre fa la polvere, anche se sbuffando ne spazza di più.
Io voglio una che sia felice di quello che fa.
Felice di pulire i cessi?
Sì.
Ogni lavoro è un lavoro che vale moltissimo se chi lo compie lo fa con dedizione e gioia. Oserei dire: con passione. Sapendo di
contribuire, nel suo piccolo, a qualcosa, alla vita di qualcuno, al miglioramento del mondo.
La seconda che mi ispira è bella, giovane, sorride anche lei, però è un po’ in posa. Ma soprattutto ha due bambini piccoli. Così mi dico: «No, se poi le si ammala un figlio, non viene. Questa si fa l’inverno senza palesarsi».
E non importa che siamo a fine gennaio.
E non importa che presto viene la primavera e forse quella ha pure i nonni che ammortizzano i virus dei bambini.
Quello che importa è che,
potendo scegliere, io scelgo un aiuto domestico donna, senza figli o con figli grandi, e che facilmente pagherò con quelle banconote in mano.
In altre parole farò esattamente quello che noi tutte – per convinzione o per bon-ton da social network – condanniamo: discriminare e giocare sporco.
Alla fine, l’unica cosa che si salva è il valore che assegno al lavoro fatto con gioia, come contributo personale a questo enorme globo che fluttua nei secoli.
Eppure forse è proprio la giovane madre, quella che ha più bisogno di tutti. E, sempre forse,
potrei valutare non solo in base alle mie necessità, ma alle loro.
Girare quel discorso del contributo al mondo: perché anche io posso partecipare e, scegliendo a chi dare quel lavoro, fare la differenza.
[Photo by Drew Patrick Miller on Unsplash]
Commenti 5
D’accordo su tutto, tranne che sul titolo (“siamo sicuri che…siano sempre gli altri?- mi sembra più corretto, o sbaglio?). Comunque hai ragione, è facile criticare gli altri o scagliarsi contro il sistema senza modificarlo nel nostro piccolo, noi per primi!
Author
Siamo sempre aggressivi verso gli altri, il “Sistema”, quindi il titolo è volutamente provocatorio. Sto applicando, nel mio piccolo, alcuni criteri di scelta, favorendo chi, da quanto emerge, ha una situazione più disagiata.
Mi riferivo al congiuntivo mancante.. comunque sono curiosa di chi sceglierai perchè sono certa che ne parlerai!
Author
Il congiuntivo è sempre corretto, ma io uso apposta l’indicativo quando non c’è una supposizione ma una sentenza, una dichiarazione. Insomma quando esprimo un fatto, e la domanda è resa retorica dall’uso dell’indicativo. :p
capito.