Nessuna fede cognitiva o dogmatica ti può sostenere
Covid19: osservate voi stessi, anziché gli altri
Sappiate osservare.
Meno gli altri, e di più voi stessi.
Perché spesso quello che vi fa imbestialire dell’altro, che vi fa minacciare, controllare, imporre, è il vostro bisogno di controllare le vostre paure, di imporvi su voi stessi.
Invece di guardare quante volte un ragazzino si sporge da un banco o se passa una matita al compagno, guardate in voi cosa questo produce.
Invece di raccontare che i bambini sono a rischio, guardate in voi il vostro rischio.
Scusateci, bambini
La prevenzione non è l’unica risposta. La prevenzione elimina i bambini, considerati inconciliabili con le misure.
Non lo so, se questi studi apriranno finalmente una strada.
Ma mentre tutto questo, in silenzio, accade, voglio chiedere scusa a nome di chi non lo fa.
Quando tutta questa storia sarà finita
Quando tutta questa storia sarà finita ci sembrerà impossibile non che sia finita, ma che sia cominciata. Ci chiederemo in quale punto l’amore presunto è diventato rapimento, la salute tirannia, l’obbedienza ignoranza, e l’attesa paralisi
Qui e ora
Bisogna accettare che la scomodità che sentiamo è inevitabile. Chi la mette nel fare, chi nel dire, chi nel nulla. Si riesce, in questi giorni, a stare scomodi anche sdraiati su un divano. Scomodi anche in sé stessi. Le battaglie che facciamo fuori rispondono al senso di responsabilità ma anche al bisogno di controllo, di sentire che abbiamo ancora una voce, un potere. Che esistiamo. È umano. Siamo mosche impazzite. È umano anche questo
Gente comune
Vedi queste persone comuni, queste semi autorità che di solito dimentichi avere una vita oltre le aule in cartongesso.
Adesso pare tutto naufragato al largo di un mare che ci ha presi.
Adesso vedi le cucine, le sale, le credenze in arte povera, di questi docenti che improvvisamente diventano persone, donne, casalinghe. Madri.
Non è vero che i genitori devono essere «sereni»
I bambini hanno bisogno di verità, non di fantocci. Hanno bisogno di saperci «ampie», non «serene»: ampie vuol dire con uno spazio e una solidità flessuosa dove tutto è possibile, dove tutto trova dimora, perché la mamma è il porto dove poter tornare sempre e sapere di essere perfetti così come sono
Da #iorestoacasa a #iononesisto
Io oggi interrogo la quarantena, e certamente dissento dai modi. Tutti. A partire dalla mancanza di informazioni chiare, dall’esclusione in toto dei bambini dai piani di emergenza, da una scuola lasciata a sé stessa, famiglie lasciate a sé stesse, persone con problemi lasciate a sé stesse.
La civiltà di uno stato non si giudica solo dalle vite salvate grazie alla nostra obbedienza cieca per rispondere a un cataclisma e ai tagli fatti sulla sanità.
Un giorno sarà sabato
Accenderai i social e troverai gite fuori porta, foto che superano il lavello stanco delle stoviglie, e i collage dei figli come se fosse un inverno interminabile. Chiusi nelle cucine, nelle cucce inventate sopra i letti. Nelle tende che lavi perché hai tempo. Nei divani spostati per darti l’illusione di aver cambiato ambiente.
Ti prometto: un giorno sarà sabato.
Le case di tutti
Ho avuto paura che se lo fosse rotto. Fai pensieri che non fai di solito. Se è rotto non possiamo portarti al pronto soccorso. Lo penso, non lo dico. Guardo: «Meno male, è il mignolo». Quasi a significare che allora anche se ne perdesse l’uso, non sarebbe grave. A che serve, un mignolo? Non avresti mai creduto di scartare un dito, dall’indispensabilità delle cose.