Con quella cosa qui, di tuffarsi senza più argini e illuminarsi tutto quanto, ché anche i capelli schiariscono, io non l’avevo più visto.
Il paradosso di crescere
Noi ammiriamo con indicibile incanto quella lentezza che hanno i nostri figli, la minuziosità nelle cose.
Eppure gli insegniamo la velocità.
Guardiamo la loro tenacia nell’insistere in un tappo da chiudere, una zip da incastrare,
ma li esortiamo “sbrigati!”, a fare in modo più efficace.
Godiamo di quella loro spontaneità disarmante, ma li istruiamo all’eleganza dei gesti e delle parole
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Guarda che non è così terribile. Vuol solo dire che ti sputo nel mondo un’altra volta, Isabelle. Come quando sei nata. Uscirai da una casa, dalle mie braccia, da queste stanze e da questi giorni noti. Così come sei uscita dal mio ventre tre anni fa. E non si torna indietro. Nemmeno questa volta. Comincerai il mondo.
A me è questo che scuote. A tua mamma le definitività fanno quell’effetto lì: si guarda i piedi anziché guardare avanti.
E invece l’asilo è una bella cosa. Un inizio coi sacri crismi. Fidati.
Una piccola donna (o quasi)
La Saretta non c’è più. C’è una ragazzina, al suo posto. I capelli lunghi fino alla vita. I modi da mamma, imbocca Isabelle, se ne occupa. Si pianta nel piccolo dei suoi cinque anni in certi capricci improvvisi, imprendibili. Poi scivola fuori. In un attimo si mangia anni e ti sembra una piccola donna…