Le scendono rivoli zitti, il suono fragile e rotto d’un sussulto e così si schiude, come una conchiglia: “Voglio tornare a casa…”
Quanti giorni mancano
Quando ci hanno detto che mercoledì avrebbero avuto una sessione di gruppo su Zoom, Isabelle non mi ha chiesto «cosa vuol dire?», non ha domandato cosa sia Zoom.
Mi ha chiesto, invece: «Quanti giorni mancano?»
QUANTI. GIORNI. MANCANO.
Lo capiamo, questo?
E poi si è messa a contarli, le dita dritte, in piedi, delle mani.
Non è vero che i genitori devono essere «sereni»
I bambini hanno bisogno di verità, non di fantocci. Hanno bisogno di saperci «ampie», non «serene»: ampie vuol dire con uno spazio e una solidità flessuosa dove tutto è possibile, dove tutto trova dimora, perché la mamma è il porto dove poter tornare sempre e sapere di essere perfetti così come sono
I bambini cercano di non dare disturbo
Lei si ferma, la bocca le fa un arco che cade, cade il mento, cadono le braccia. Immobile.
– Non riesco…
Sembra rotta.
E in un momento si ferma tutto, anche il bagno, anche il fiato. Allora la prendo, mi scuso con sua sorella, esco un momento.
Siamo sul dondolo in camera mia. Potrei raccontarvi di mille volte che sclero. Potrei dirvi di mille e uno cose che noi mamme, tutte – mica solo io – ci ingegniamo a fare. E anche i papà. Ma oggi voglio dirvi che i bambini soffrono. Chi prima, chi dopo.
Se adesso Bea piangesse
Se la smettessimo di muoverci con il bianchetto emotivo per cui solo qualcosa, di quel grande mondo che sono, è consentito e accettabile.
Se adesso Bea piangesse liberamente, se sua madre dicesse che va bene così, che gli altri sorridono e presto sorriderà anche lei.
Sempre, mai più
Ai bambini non piacciono i forse, i vediamo e i però.
Non piacciono nemmeno quei razionali e accorati «un’altra volta». Non c’è un’altra volta, nel mondo dei bambini. Oggi è adesso, e adesso è sempre. E se non è adesso, allora non so cosa farmene.
Non è meraviglioso, quel codice assoluto? Non somiglia forse alla marea degli innamorati, ai per sempre e ai mai più?
Eppure loro fanno spola, dall’uno all’altro, con una fluidità che ai «grandi» fa paura.
Lasciar piangere
Piangeva ancora. Ho pensato a tutte le volte che ci ingoiamo i sassi di mali nascosti, come grani di sale grosso