Il tempo ha ricominciato.
– Che fai?
– Semino.
– Cosa?
– Giorni.
Lo credevo in qualche campo assolato del sud. Va’ che qui cresce ben poco, rimarrai deluso.
– E chi te lo dice? Chi sei?
– Sono la padrona di questo campo, Signore.
Non lo sa. Lui va dove lo chiamano. Passa per le consegne. Un’ora lenta alle madri che hanno appena partorito, una ancora più lenta a quegli anziani
Il limite
I limiti sono anche un contenimento, il parapetto di noi stessi, non sono mica solo stronzate, ombre dettate dalle nostre paure, dalla nostra zoppia. Bisogna vederlo, che avanzare a volte non fa “avanzare” nulla, che vai avanti ma cosa “rimane”? Di te, di quello che poi ti volti e capisci che hai lasciato indietro ciò che più conta.
Me ne accorgo una sera. Che mi aspettavo una barca di sorriso sui denti, ormeggiata e beata. E invece ho una cucitura stretta. I piedi allineati sull’ultima sigaretta del giorno. Quando vado di là, per salutare i miei figli che dormono, io vedo.
Fare niente, a volte, è fare molto
Poche cose mi sono rimaste di quando frequentavo Architettura.
Mi restano quegli sgabelli traballanti, la calca intorno a tavoli grossi interamente rivestiti di fogli A0 e di mani. I cappotti impilati sul trespolo più audace. Le attese in corridoio per le revisioni, i compagni di gruppo, le scale ricoperte di gomma. La biblioteca con gli ingegneri che venivano a rimorchiare, il…