Categoria farmaceutica
Movimentatore della vita domestica ed extradomestica, stimolatore dell’attività cardiaca.
Che cos’è e a cosa serve
Maternità è un farmaco indicato in tutti i casi di aumentato fabbisogno di amore e desiderio di significato.
Cosa sapere prima di assumerlo
Non prenda il farmaco se è allergico ai bambini o a uno qualsiasi dei loro componenti, non utilizzarlo come cura palliativa per amori finiti.
Intimità
Sono giorni buoni. Filari di viti.
Di tre figli ce n’è sempre uno che scivola, sfugge. Qualcuno con un piccolo brivido di paura, un malcontento. Una piccola fatica. Come nelle gite in montagna, tirare il più lento, motivare, aspettare. E c’è sempre il più leggero, quello che salta le radici, ride ai fossati, schiamazza nei ruscelli, insegue i girini.
– Tu ci riesci a essere innamorato di tutti nello stesso momento?
Mathias ha il pc sulle gambe, seduto nella poltrona a righe.
– No.
15 mesi e ho già perso tutto il mio rigore
…Sale in piedi sul tavolo. Sale in piedi sul cesso aggrappandosi all’asse. Dorme nel lettone ogni volta che non dorme nel lettino (fate voi le vostre supposizioni). Ciuccia il seno quando è stanca (il ciuccio sa di gomma). Scappa dal seno quando invece potrebbe poppare…
Tutto il bello è possibile
Lei è una signora anziana, i capelli chiari, corti. Gli occhiali gentili, appena posati su un piccolo naso. Si avvicina con la sua figura esile, due soli pacchi nelle mani, al fragore della nostra famiglia, al carrello stracolmo al nostro fianco.
Patrick e Sarah stanno giocando a nascondino: il loro gioco preferito, nel supermercato…
Un pacchetto per Isabelle
Capita che certe cose sembrano scelte e invece ti arrivano addosso così, una svolta, un’intuizione, una sciocchezza che ti prende in braccio. Un riso liquido, come di bambino. Come questa pioggia fine che credevo non bagnasse e invece c’è anche se quasi non la vedi, e poi arrivi dentro al solo ipermercato poco lontano e gli occhiali sono pieni di pois che rifrangono la luce in tutte le direzioni.
Capita così. Che è la domenica prima di Natale…
Il tempo delle madri
Sola.
L’orologio spezza la cucina col suo ticchettio croccante. Sembrano briciole di un tempo aperto come pane. È arrivato il sole, qui dentro. Passa dalle rose azzurre della tenda alle mie spalle, gira sul muro, sbieco, lo lava ancora più bianco, supera il pensile, poi si perde sullo stendino.
Maglie piccine, slip con la Barbie, boxer con Spongebob.
È una strana presenza, la tua: una sorta di pesce in un acquario, muta…
Ricominciare
…Sul tappeto appare improvvisamente il vecchio carrycot rosso in cui stava Sarah. Piange, Mathias la prende in braccio e inventa nuove posizioni per calmarle le coliche, finché ne trova una buona.
“Devo riattaccarla?”
Su è giù dalla tetta, tetta-Mathias, Mathias-tetta. Dorme. No, si è svegliata. Prova a metterla giù. Il film è finito. Andiamo a letto? Aspetta, la riattacco, l’addormento al seno.
Osservo il megacuscino per l’allattamento che non se n’è mai andato (Patrick lo usa come montagna per le macchine, Sarah ci si sdraia quando ha mal di pancia, più o meno tutti i giorni).
Ascolto il silenzio. E la tv.
Conteggio velocemente la pace che resta: tre mesi. Scarsi.
“Ma lo sai che a ripensarci non ho nessuna voglia di ricominciare?”…
Resta a guardare
A volte ragiono in termini binari, il tempo ha due facce, come le medaglie: c’è la parte insieme ai bambini, e quella da sola. La parte in cui gioco con loro, interagisco, mi relaziono, parlo, canto, ballo, scherzo con l’eco delle loro risa che sembrano davvero una pioggia di riso su un sagrato a festa. E la parte in cui si occupano da soli, o guardano la televisione: momenti in cui mi dedico alle mie cose, sbrigo faccende noiose, o mi diletto in spazi liberi e preziosi.
Eppure sui bordi, tra l’una e l’altra cosa, la soglia tra una stanza e l’altra, la mia e la loro, è un varco magico…
La prima volta
…Ogni sera leggo una storia a Sarah, poi le canto una canzoncina francese, la tengo in braccio e infine sussurro: “Ti voglio bene”.
Da settimane, mesi, forse, leggo una storia a Sarah, le canto la canzone, la tengo in braccio e infine sussurro: “Ti voglio tanto…”
Lei respira il mio bisbiglio vicino, i nasi a sfiorarsi, e io le guardo la piccola bocca schiudersi dietro il ciuccio: “Bene”…
L’amore si divide?
…Ora prendo i bambini sulle ginocchia, richiamo la loro attenzione, spiego loro: “Quando nascerà la sorellina, bisognerà che la mamma faccia le coccole anche a lei. Ma voi non dovete preoccuparvi, perché alle mamme succede una cosa speciale: ogni volta che arriva un bimbo nuovo, il cuore della mamma si allarga di un po’, diventa sempre più grande. Così c’è sempre abbastanza mamma per tutti.”…
Io ho dimenticato
Forse c’è un posto, al di sopra delle testoline dei figli appese alle loro verità come palloncini a un filo. Un posto in alto, sopra i rami che seguono senza fiatare le loro stagioni. O giù, sotto l’erba dei giardini, i nastri d’asfalto delle strade, le radici delle piante. Nel ventre della terra. Un posto dove si raccolgono i momenti, come gocce di vapore. Perché qui, in questo corpo minuscolo di madre, la fila ordinata delle ore scorre, e chi arriva, ruba a chi c’era.
Io ho dimenticato il viso di Patrick appena nato.
Ho perso quello di Sarah…
Gli imperscrutabili
Strana specie, i parenti. Coinquilini di cui conosci inutili abitudini e ignori grandi fatti esistenziali.
Gente con cui mai ti fermeresti a parlare, e cui sei costretta da un legame mai scelto. Persone di cui potresti innamorarti, ma che resistono al veto imposto dal sangue. Destinatari di domande infattibili, di silenzi imbarazzanti, di scambi che svelano intimità possibili. O valichi insuperabili.
Ne ho a bizzeffe, io. Li ritrovo, tutti insieme, di tanto in tanto…
La famiglia perfetta
Un giorno, un sabato qualsiasi di settembre, hai promesso ai bambini che si andrà in pizzeria. La mamma è sotto le mani di un osteopata che rincorre il suo trigger sottoscapolare (nome in-trigg-ante per definire il “grilletto” muscolare che, attivo, fa impazzire la parte destra della mia testa). Finirà tardi, è in una zona centrale della città, considerata la quasi aperta campagna in cui pascolate di solito. E così, con la scusa di fare prima, papà e i piccoli passeranno a raccattarla, e si andrà al ristorante.
Lei arriva, rilassata, distesa…
Il bacio del mattino
Ci alziamo tardi. Lui ha spento la sveglia, si è riaddormentato. La sveglia già bassa, sempre più bassa, come quella luce vaga che arriva dallo studio, che una volta si teneva accesa più forte, per le evenienze notturne, il latte di Sarah.
Scivola di là, io rincorro le lancette, guardo. Non scatto su: il lunedì mi arriva addosso come il gas di scarico di una vettura…
L’abbiamo detto ai bambini
Lo diciamo ai bambini un venerdì sera. Un venerdì fiaccato dai miei disturbi, loro a casa, ancora: “La mamma deve riposare”… La mamma ha mal di testa, la mamma è stanca, non toccate la mia pancia, non saltateci su… Dopo le vacanze è come infilarsi in un buco stretto stretto, una serratura da cui vedi a fatica: loro, tu, le ore lunghissime…
“Dovrebbe capitare per sbaglio”
Federica accavalla le gambe. Nel linguaggio del corpo, ricordo da un libro che lessi molti anni fa, questo gesto significa chiusura. Parla, infatti, corre dietro, quasi, alle sue stesse parole, non si accorge che io non sono così rapida, che mi perdo pezzi di frasi. Le vacanze, l’altro figlio, brevi spazi per le mie repliche, si mangia morsi di parole, i finali scemano in sussurri…
Un giorno
Domani.
Rideranno di me alcune. Le madri che hanno obbedito al lavoro, necessità o scelta. Che da subito sapevano di non poter restare troppo a lungo con i loro piccoli a tempo pieno. Le donne tutte d’un pezzo. Mia madre. Rideranno coloro che non hanno coraggio, che chiamano drammi i sentimenti. Quelli che non hanno tempo per la malinconia, che…
Scleri
Siamo venuti alla Courba Dzeleuna. E che roba è? Il nome assurdo identifica un rifugio arroccato su una roccia da qualche parte sopra la Val Veny, dinanzi alla Catena del Bianco. “Rifugio”, però, non è esatto: è una baita dismessa, le finestre mute, la porta serrata, il terrazzo spalancato sull’estate degli altri. Anche “siamo” non è del tutto esatto: dovrei dire “sono”…