Ma io un giorno arriverò di là. Sarò tra quelli che non ci sono riusciti, a solcare i mari senza scia. Sarò tra quelli che hanno sempre rombato col motore del cuore come un frullatore. Sarò tra quelli che la vita li ha azzoppati. A quelli fragili e potenti come noi, già sciancati dalla nascita, la vita mozza anche l’altra gamba. Sarò tra quelli che a un certo punto un incidente, un tumore, un licenziamento o un grilletto psichiatrico gli ha fatto saltare la vita e la testa. E cosa succede quando ti salta la testa? Che cominci a usare il cuore.
L’intimità è saltare insieme nell’ignoto
L’abitudine, di vedersi nudi, in pigiama, di sapere quanti cucchiai di zucchero in un caffè, quale dolce preferito, come ti siedi, come cammini: non è intimità. A volte, è fuga da essa.
Si sta dove sai che si tocca, come in mare, fai l’Adriatico del rapporto, puoi andare per lungi passi affondati e intanto hai sempre il culo asciutto.
Il primo abbraccio che ho chiesto
Forse era da sempre, che io un abbraccio non l’ho chiesto. E invece si dovrebbe saperlo fare. Senza aspettare le gioie che saltano fuori come i canguri dai marsupi. Senza la scusa di un addio o di un ricongiungimento. Senza che un dolore o un lutto ci raggruppi le membra intorno a un corpo
Provo a togliere
Provo a togliere i «ma allora» e i «dovrei»
come si taglia un bordo ad appunti non miei.
Provo a smettere di essere un ruolo
che è come un palo puntato al suolo…