C’è la stessa liturgia, quassù. Chi non ha la mascherina sulla bocca ce l’ha sul collo, attenta. Oppure dondola impercettibile sul gomito. Non puoi dimenticare. Percorsi tracciati di entrata e uscita dal piccolo edificio di pietra che chissà quante ne ha viste ma questa mai. Cartelli, raccomandazioni. Cautele.
«Sanificare» è una parola che ormai non sappiamo più perdere. Ci fa paura vivere senza. Il terzo comandamento, sospetto, diventa: «Ricordati di sanificare le feste».
L’amore comincia un mucchio di volte camminando
Le cime che non pretendono niente, non ti obbligano come la vita: stanno lì e lì staranno, che tu ci vada o meno, che passi sotto, accanto, sopra. Quelle ti lasciano fare. Però sono anche signore, perché gli piace essere guardate. E mentre le guardi il tempo s’è fatto da parte, il fiato è il solo metronomo, e dopo un po’ sei tu e un cuore che s’è messo buono a recitare i suoi ritornelli, ossequioso come un chierichetto.