Quando è il nostro turno di uscire è tardi. Sempre tardi. Abbiamo speso venti minuti tirati, lei in quel fermo immagine di una brioche troppo lenta, morsi minuscoli e il tempo che sbrana, “dai Isabelle, che siamo in ritardo!” Salta su quel fusto esile di sua madre, galoppiamo con la fretta che si spegne passo dopo passo: “Pesi troppo, amore, non ce la faccio più.” Ad ogni non ce la faccio più mi incolla un bacio, mi fa ripartire. È il secondo, meraviglioso momento della giornata.
Il tempo delle consegne
Il tempo ha ricominciato.
– Che fai?
– Semino.
– Cosa?
– Giorni.
Lo credevo in qualche campo assolato del sud. Va’ che qui cresce ben poco, rimarrai deluso.
– E chi te lo dice? Chi sei?
– Sono la padrona di questo campo, Signore.
Non lo sa. Lui va dove lo chiamano. Passa per le consegne. Un’ora lenta alle madri che hanno appena partorito, una ancora più lenta a quegli anziani
Tempi da perdere, sogni da incominciare
Quando veniamo via abbiamo tre gioie ballerine nei sabot: Treccialunga ormai sorride e tra l’altro è diventata ultrasimpatica da quando sono scrittrice grazie a lei. Io ho finalmente il mio documento. E per la prima volta in vita mia siamo sfacciatamente in anticipo.
– Isabelle, insegnami a perdere tempo.
Finte priorità
“Un attimo” è la risposta cult. Quell’attimo è così largo che la maternità ci entra tutta dentro. Tutta intera.
L’altro giorno Sarah era al cesso, mi chiama una volta, due. Lascio passare almeno due appelli, al terzo dico “un attimo”, al quarto “un momento”. Al quinto mi rispondeva sospesa con le sue gambe ancora corte sulla tazza: “Mamma, i tuoi attimi durano troppo.”
Certo, perché sono una bestia.
Tempi furbi
Si definiscono “tempi furbi” quei tempi che, per loro natura, hanno la capacità di evaporare in maniera del tutto arbitraria.
Ne sono esempio:
Mattino: cinque minuti dal panettiere + ritorno senza incontrare anima viva + rientro e due parole col marito = 45 minuti. Cioè 15 più 30 di tempi furbi (o di logorrea?)…
Il tempo dei bambini
Sono fortunati, i bambini. Che non conoscono il tempo.
Sarah ha dormito con me e Isabelle, un sonnellino da convalescenti virali. Le ho detto non russare. Risponde: “L’anno scorso non ho russato”…
Quando l’amore bastava
Sono passata accanto al grande prato dei piccioni. È una mattina forata dall’appuntamento col pediatra, il primo controllo della piccola. La borsa del cambio in spalla, la cartella clinica, vecchie abitudini che ritornano. Gesti consueti lasciati indietro come passi…
Il tempo delle madri
Sola.
L’orologio spezza la cucina col suo ticchettio croccante. Sembrano briciole di un tempo aperto come pane. È arrivato il sole, qui dentro. Passa dalle rose azzurre della tenda alle mie spalle, gira sul muro, sbieco, lo lava ancora più bianco, supera il pensile, poi si perde sullo stendino.
Maglie piccine, slip con la Barbie, boxer con Spongebob.
È una strana presenza, la tua: una sorta di pesce in un acquario, muta…
Un giorno
Domani.
Rideranno di me alcune. Le madri che hanno obbedito al lavoro, necessità o scelta. Che da subito sapevano di non poter restare troppo a lungo con i loro piccoli a tempo pieno. Le donne tutte d’un pezzo. Mia madre. Rideranno coloro che non hanno coraggio, che chiamano drammi i sentimenti. Quelli che non hanno tempo per la malinconia, che…
Costretta a un letto-zattera che non mi porta in salvo
Escono, vanno a Cesano. Sento la macchina che gratta la corte. Immagino i bambini domandare “la mamma non viene?”
L’altro giorno sono stati dai miei: “Patrick, andate dai nonni, adesso, sei contento?”
“Sì!!!” mi urla senza gridare. Il solito punto esclamativo composto, ristretto come una camicia dopo un lavaggio troppo caldo. Sono io che esubero, lo inondo, restringo i miei figli bambini. Gli ridono gli occhi, chiari, esclamativi, quelli sì. Poi mi cerca spegnendoli un po’, con apprensione: “E tu stai qui da sola?”…